giovedì 28 giugno 2012

nuovo isee articolo di Giacobini su handylex

ISEE: verso il nuovo decreto

La Legge 22 dicembre 2011, n. 214 (nota come manovra Salva-Italia) ha previsto, all’articolo 5, un successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Questo decreto dovrà rivedere sia le modalità di determinazione che i campi di applicazione dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). Il decreto doveva essere approvato, sentite anche le competenti Commissioni parlamentari, entro la fine di maggio del 2012, ma al momento è ancora in fase di elaborazione presso le sedi ministeriali.
Si tratta di un intervento che interessa milioni di famiglie italiane: l’ISEE è uno strumento per ponderare il reddito di un nucleo familiare. Considera, attualmente, tutti i redditi IRPEF dei componenti, il 20% del patrimonio della famiglia e sottopone la somma risultante ad una scala di equivalenza: quanto più numeroso è il nucleo, tanto più basso sarà l’ISEE.
È uno strumento che ha la sua logica, ma che viene usato attualmente solo per alcune prestazioni sociali agevolate, non per tutte. Per altre ci si riferisce al reddito IRPEF (ad esempio per le pensioni di invalidità); per altre ancora al reddito dell’interessato e del coniuge (assegno sociale).
La determinazione dell’ISEE è attualmente disciplinata dal Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 109 (e successive modificazioni e regolamentazioni).
Intervenire sull’ISEE significa, innanzitutto, modificare i suoi tre elementi costitutivi e cioè:
a) l’indicatore della situazione reddituale (ISR);
b) l’indicatore della situazione patrimoniale (ISP);
c) le scale di equivalenza per la ponderazione della composizione del nucleo.
Inoltre significa ridefinire i campi di applicazione (a quali servizi prestazioni si applica) e decidere se, in taluni casi, anziché all’ISEE dell’intero nucleo ci si debba riferire alla sola situazione del singolo cittadino che richiedere prestazioni agevolate.
Tutto ciò dovrà essere rivisto e, rispetto alle nuove modalità di calcolo, l’articolo 5 citato fissa i seguenti principi ispiratori del successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri: 
  • adottare una definizione di reddito disponibile che includa la percezione di somme anche se esenti da imposizione fiscale e che tenga conto delle quote di patrimonio e di reddito dei diversi componenti della famiglia nonchè dei pesi dei carichi familiari, in particolare dei figli successivi al secondo e di persone disabili a carico;
  • permettere una differenziazione dell’indicatore per le diverse tipologie di prestazioni.Rispetto invece ai campi di applicazione, il secondo periodo dell’articolo 5 rimanda al medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che dovrà individuare le agevolazioni fiscali e tariffarie e le provvidenze di natura assistenziale che a decorrere dal 1° gennaio 2013, non possono essere più riconosciute ai soggetti in possesso di un ISEE superiore alla soglia individuata con il decreto stesso.
  • migliorare la capacità selettiva dell’indicatore, valorizzando in misura maggiore la componente patrimoniale, sita sia in Italia sia all'estero, al netto del debito residuo per l'acquisto della stessa e tenuto conto delle imposte relative;

Le preoccupazioni

Le preoccupazioni maggiori, nate già all’indomani dell’approvazione della Legge 214/2011 e aumentate in questi mesi, si possono così sintetizzare:
  • per il calcolo del nuovo ISEE ci si riferisca anche a pensioni, indennità e assegni riservati agli invalidi civili, ciechi, sordi;
  • l’ISEE calcolato con le nuove modalità sia più svantaggioso per le famiglie italiane e, in particolare, per quelle in cui sia presente una persona con disabilità;
  • il nuovo limite ISEE si applichi anche alle provvidenze assistenziali riservate agli invalidi civili, ciechi, sordi compresa l’indennità di accompagnamento e l’indennità di comunicazione fino ad oggi erogate a prescindere da qualsiasi reddito.
Si tratta di preoccupazioni più che motivate, anche perchè non si può dimenticare che l’indicazione di rivedere l’ISEE è contenuta all’interno di una norma di rigido contenimento della spesa e a poco valgono le rassicurazioni circa gli intenti equitativi o di razionalizzazione.

Verso il nuovo decreto

Negli ultimi due mesi il Ministero del Lavoro ha elaborato diverse stesure del decreto di ridefinizione dell’ISEE e confrontandosi, oltre che con altri referenti istituzionali, anche con le organizzazioni sindacali, le associazioni delle persone con disabili, le Regioni e i Comuni.
In questo momento si è giunti ad una bozza piuttosto definita, anche se passibile di ulteriori correzioni, prima di essere sottoposta all’esame (consultivo) del Parlamento.
Le analisi che seguono, si basano su tale bozza provvisoria che potrebbe, quindi, essere modificata nelle prossime settimane.
Si tratta di un testo molto tecnico, visto l’ambito trattato, del quali esponiamo i tratti salienti, sorvolando su altri.

L’indicatore della situazione reddituale (ISR)

Nella normativa finore vigente vengono computati i redditi (complessivi) ai fini Irpef e gli eventuali proventi agrari (da dichiarazione IRAP) di tutti i componenti del nucleo familiare.
La reale novità introdotta dall’articolo 5 è l’inclusione nell’ISR della percezione di somme anche se esenti da imposizione fiscale.
La bozza di decreto, conseguentemente, ampia l’elencazione di ciò che debba rientrare nella componente reddituale includendo, quindi, oltre al reddito complessivo ai fini IRPEF, anche:
  • il reddito figurativo delle attività mobiliari (es. titoli, azioni …);
  • trattamenti a qualsiasi titolo percepiti da Amministrazioni pubbliche.
  • i redditi soggetti a imposta sostitutiva o a ritenuta a titolo di imposta;
  • le rendite catastali dei beni immobiliari (es. abitazione);
Vista l’enorme rilevanza dell’ultima voce è opportuno indicare cosa questa possa includere stando alla bozza di decreto:
  • pensione sociale;
  • tutte le provvidenze economiche (pensioni, assegni, indennità) concesse agli invalidi civili, ciechi civili, sordi
  • assegno di maternità;
  • voucher o contributi per prestazioni sociali (quali, ad esempio, i contributi per la “vita indipendente”);
  • assegni di cura;
  • indennità agli invalidi del lavoro;
  • contributi (nazionali o regionali) per l’abbattimento di barriere architettoniche o per l’acquisto di prodotti tecnologicamente avanzati;
  • ogni altro contributo pubblico.
Tutte queste voci nella normativa ancora vigente non sono computate.

Franchigie e detrazioni

Dalla somma dei redditi e delle somme percepite, sono ammesse alcune franchigie:
  • per chi vive in affitto il valore del canone annuo previsto nel contratto di locazione per un ammontare massimo di euro 7.000;
  • per chi risiede in abitazione di proprietà, una franchigia pari a 5.000 euro, accresciuta di 500 euro per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di euro 7.000;
  • 3500 euro di franchigia per ogni persona con disabilità media (più sotto ne specifichiamo il significato) presente nel nucleo;
  • 5000 euro di franchigia per ogni persone disabilità grave o non autosufficiente presente nel nucleo.
Dalla somma dei redditi, inoltre, possono essere detratte alcune spese:
  • le spese sanitarie per disabili e le spese per l’acquisto di cani guida (detraibili in denuncia dei redditi), nonché le spese mediche e di assistenza specifica per i disabili (deducibili in denuncia dei redditi) fino ad un massimo di 6000 euro
  • le spese per collaboratori domestici e addetti all’assistenza personale (solo se regolarmente assunti direttamente) fino ad un massimo di 5000 euro; questa seconda detrazione viene ammessa solo per le persone non autosufficienti.
Riassumendo: nei nuclei familiari in cui è presente una persona con disabilità, si sommeranno oltre ai redditi, anche altre somme (es. indennità di accompagnamento o assegno di cura); si potranno detrarre alcune spese (sempre che siano dimostrabili) e vi sarà una franchigia differenziata.
Scompare dalle scale di equivalenza il parametro aggiuntivo dello 0.50, precedentemente riconosciuto per i nuclei in cui fosse presente una persona con disabilità con invalidità superiore al 66%.

Le disabilità

È indispensabile, a questo punto, spiegare cosa si intenda per disabilità media, disabilità grave, non autosufficienza, poiché le diverse condizioni comportano un diverso trattamento. Il Ministero, nel tentare di elaborare una non facile definizione, si è “scontrato” con il ben noto marasma degli inquadramenti vigenti delle diverse invalidità.
Disabilità media: minori invalidi titolari di indennità di frequenza, invalidi civili dal 67 al 99%; Sordi prelinguali; invalidi per servizio terza e seconda categoria; invalidi per lavoro 50-79%, invalidi INPS.
Disabilità grave: invalidi civili al 100%, Ciechi civili parziali, invalidi per lavoro 80-100%, invalidi per servizio prima categoria, inabili INPS.
Non autosufficienza: titolati di indennità di accompagnamento (ciechi e invalidi civili), invalidi sul lavoro con diritto all’assegno per l’assistenza personale e continuativa, inabili INPS con diritto all’assegno per l’assistenza personale e continuativa, invalidi per servizio con diritto all’assegno di superinvalidità.
La bozza di decreto non propone alcun riferimento alla certificazione di handicap (Legge 104/1992).
Per comprendere il reale impatto di questa formulazione dei nuovi criteri (che ci auguriamo possano essere profondamente rivisti), rimandiamo alle simulazioni in fondo all’articolo.

L’indicatore della situazione patrimoniale (ISP)

L’articolo 5 della Legge 214/2011 prevede che alla componente patrimoniale (mobiliare e immobiliare) sia attribuito un maggior peso nel calcolo dell’ISEE.
Nella bozza di decreto la definizione di patrimoni (mobiliari e immobiliari) è molto più precisa e circostanziata di quella vigente. L’obiettivo è di fare in modo che alcuni patrimoni (in particolare mobiliari) non sfuggano al calcolo dell’ISEE.
È inclusa nell’elenco dei fabbricati anche la casa di abitazione: i valori computati sono quelli adottati anche per l’IMU.
Dal valore di ciascun fabbricato, area o terreno, si detrae, l’ammontare dell’eventuale debito residuo derivante da un eventuale mutuo.
Per i nuclei familiari residenti in abitazione di proprietà, il valore della casa di abitazione, al netto del mutuo residuo, è considerato in proporzione pari a tre quarti.
Anche sul patrimonio mobiliare (azioni, titoli, partecipazioni azionarie, masse patrimoniali ecc.) è prevista una franchigia massima di 5.000 euro.
Il totale dell’indicatore della situazione patrimoniale (ISP) pesa al 20% nel calcolo finale del ISE. Viene cioè sommato all’Indicatore della Situazione Reddituale, prima di essere diviso per i parametri delle scale di equivalenza (composizione del nucleo) che definiscono l’ISEE.

Le scale di equivalenza

L’articolo 5 indica la volontà di intervenire sui “pesi dei carichi di famiglia” e cioè di favorire le famiglie numerose e quelle in cui sia presente una persona con disabilità. Riferendosi all’ISEE, questo significa anche una modificazione delle scale di equivalenza, cioè di quei parametri applicati a seconda del numero dei componenti del nucleo familiare (es.: tre componenti, 2,04; quattro componenti, 2,46; ecc.).
Attualmente la scala di equivalenza è la seguente.
Numero componenti
Parametro
1
1,00
2
1,57
3
2,04
4
2,46
5
2,85

Nella bozza di decreto in via di definizione la tabella rimane uguale, ma vengono modificati i parametri aggiuntivi e cioè:
  • incremento di 0,35 per ogni ulteriore componente;
  • maggiorazioni per nuclei familiari con figli minorenni:
    a) 0,2 in caso di tre figli minorenni, 0,35 in caso di quattro figli minorenni, 0,5 in caso di almeno cinque figli minorenni;
    b) 0,2 per nuclei familiari con figli minorenni, elevata a 0,3 in presenza di almeno un figlio di età inferiore a tre anni compiuti, in cui entrambi i genitori o l’unico presente abbiano svolto attività di lavoro e di impresa per almeno sei mesi nell’anno di riferimento dei redditi dichiarati.
Nella sostanza i parametri aggiuntivi favoriscono maggiormente quelle famiglie la cui numerosità sia dovuta alla presenza di bambini.
Scomparirebbe, invece, il parametro aggiuntivo dello 0,5 attualmente previsto “per ogni componente con handicap psico-fisico permanente di cui all'art. 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o di invalidità superiore al 66%. “
Il motivo, teoricamente, è attribuibile alla contemporanea introduzione della franchigia di 3500 e 5000 euro rispettivamente per le “disabilità medie” e per le “disabilità gravi” o “non autosufficienze”.
L’introduzione della franchigia al posto del parametro aggiuntivo dovrebbe avvantaggiare di più i redditi più bassi.

Come si applica l’ISEE?

Uno dei maggiori problemi applicativi attuali, che peraltro generano contenzioso, risiede nel fatto che le Regioni e i Comuni operano con notevole discrezionalità nel definire l’ISEE e, quindi, i relativi limiti e condizioni di compartecipazione alla spesa per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate.
Il tentativo è di fissare un criterio unico di calcolo e di applicazione validi su tutto il territorio nazionale: questo è chiaramente indicato nella bozza di decreto in via di elaborazione. L’applicazione dell’ISEE costituisce livello essenziale delle prestazioni, ai sensi dell’articolo 117, lettera m), della Costituzione.
Tuttavia la bozza di decreto prevede comunque una “via di fuga” per le Regioni e i Comuni: quando “necessario” possono prevedere, accanto all’ISEE, criteri ulteriori di selezione volti ad identificare specifiche platee di beneficiari.
Questo potrebbe consentire di introdurre altri elementi “restrittivi” quando l’ISEE non consenta di ridurre i potenziali utenti “agevolati”.
Il rischio è che l’attuale contenzioso si trasferisca dall’ISEE ai “criteri ulteriori” che gli enti possono adottare.

ISEE familiare o ISEE individuale

Un altro dei rilevanti motivi di contenzioso di questi anni in ambito di partecipazione alla spesa, è stato il condizionamento negativo all’opportunità di considerare il solo ISEE (o reddito) personale e non quello familiare per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate assicurate nell’àmbito di percorsi assistenziali integrati di natura sociosanitaria, erogate a domicilio o in ambiente residenziale a ciclo diurno o continuativo, rivolte a persone con handicap permanente grave.
La bozza di decreto affronta anche questo aspetto: in alcuni specifici casi non si farà più riferimento alla composizione “classica” del nucleo familiare, ma ad una composizione più “vantaggiosa”.
In quali casi? Per le prestazioni agevolate di natura socio-sanitaria e cioè quelle assicurate nell’ambito di percorsi assistenziali integrati di natura sociosanitaria rivolte a persone con limitazioni dell’autonomia, ovvero interventi in favore di tali soggetti:
  1. di sostegno e di aiuto domestico familiare finalizzati a favorire l'autonomia e la permanenza nel proprio domicilio;
  2. di ospitalità alberghiera presso strutture residenziali e semiresidenziali, incluse le prestazioni strumentali ed accessorie alla loro fruizione, rivolte a persone non assistibili a domicilio;
  3. atti a favorire l'inserimento sociale, inclusi gli interventi di natura economica o di buoni spendibili per l’acquisto di servizi.
In questi casi il nucleo familiare è composto, oltre che dal beneficiario (solo se maggiorenne) dal coniuge, dai figli minori di anni 18, nonché dai figli maggiorenni a carico. Se questi familiari non sono presenti nel nucleo, ovviamente non vengono computati, come non vengono computati altri familiari che non siano il coniuge o i figli.
Un esempio: persona paraplegica, coniugata, con due figli minori e la suocera convivente; il nucleo di riferimento esclude la suocera ed vengono computate 4 persone (parametro 2,46 + eventuali maggiorazioni).
Un altro esempio: maggiorenne con autismo, convivente con madre e padre, e due fratelli; in questo caso sono esclusi dal computo sia i genitori che i fratelli e il nucleo di riferimento è di una persona, cioè il beneficiario stesso (parametro 1).
Nella sostanza non esiste più l’ISEE individuale come previsto dalla pur controversa normativa attuale.
L’ipotesi prospettata tende a favorire persone adulte con disabilità gravi che vivono in famiglia e che, verosimilmente, non sono in grado di costituire un proprio nucleo familiare. Sono al contrario svantaggiati le persone con disabilità che abbiano costituito una propria famiglia.
Va sottolineato, invece, che questa ipotesi “di favore” non riguarda i minori.

Su quali prestazioni si applica l’ISEE

Come già detto, l’articolo 5 della Legge 214/2012 prevede che il decreto individui le agevolazioni fiscali e tariffarie e le provvidenze di natura assistenziale che a decorrere dal 1° gennaio 2013, non possono essere più riconosciute ai soggetti in possesso di un ISEE superiore alla soglia individuata con il decreto stesso.
Nella bozza di decreto sono individuate le nuove soglie solo per due tipologie di assegni di sostegno al reddito. Le nuove soglie, che entreranno in vigore dal primo gennaio 2013 riguardano:
  • l’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori (nuova soglia 8500 euro)
  • l’assegno di maternità di base che sarà concesso alle donne con ISEE inferiore a 16.500 euro.
Non sono fissate, al momento, soglie ISEE per l’indennità di accompagnamento (oggi non c’è limite reddituale), né per le altre prestazioni assistenziali concesse agli invalidi civili.

Come detto, il testo-bozza del decreto è ancora in fase di ridefinizione. È, quindi, possibile che nelle prossime settimane intervengano aggiustamenti o correzioni migliorative.
28 giugno 2012
Carlo Giacobini
Direttore responsabile di HandyLex.org

Simulazioni - comparazione indicatore situazione reddituale (ISR)

Le simulazioni che seguono si riferiscono ai soli indicatori della situazione reddituale, dando per fissa ed eguale la situazione patrimoniale (sulla quale non incide la presenza di una persona disabile nel nucleo).
Le simulazioni evidenziano gli effetti delle misure introdotte dal decreto in via di elaborazione e cioè:
  • computo delle provvidenze assistenziali agli invalidi civili ai fini dell’ISR (indicatore della situazione reddituale), inclusi voucher, bonus, assegni di cura, contributi per la vita indipendente;
  • eliminazione del parametro aggiuntivo di 0,50 previsto in precedenza nel caso di presenza nel nucleo di una persona con invalidità superiore al 66%;
  • introduzione della deduzione forfettaria di 3500 euro per ogni persona con disabilità media e 5000 per ogni persona con disabilità grave o non autosufficiente presente nel nucleo
  • introduzione della deduzione fino a 6000 euro per spese sanitarie per disabili;
  • introduzione della deduzione fino a 5000 euro delle spese per badanti e assistenza personale riservata ai soli non autosufficienti

Caso 1.

Famiglie di 4 componenti; con identico reddito IRPEF (35.000)
Famiglia A: non ci sono persone con disabilità.
Famiglia B: minore con disabilità, titolare di indennità di frequenza. 2000 euro di spese sanitarie annue.
Famiglia C: persona disabilità grave, titolare di pensione per invalidità al 100% oltre ad un contributo per l’assistenza domiciliare (totale 5000 euro). 2000 euro di spese sanitarie annue.
Famiglia D: persona non autosufficiente con pensione di invalidità, indennità di accompagnamento e contributo in forma di voucher (totale 12000 euro). 2000 euro di spese sanitarie annue. 9000 euro di spese per badanti, di cui solo 5000 ammesse.

Domani
Ieri
A. 4 componenti senza disabili
14227,6
14227,6
B. 4 componenti figlio disabilità media
13406,5
11824,3
C. 4 componenti figlio disabilità grave
13414,6
11824,3
D. 4 componenti figlio non autosufficiente
14227,6
11824,3

Caso 2.

Famiglie di 2 componenti; con identico reddito IRPEF (25.000)
Famiglia A: non ci sono persone con disabilità.
Famiglia B: minore con disabilità, titolare di indennità di frequenza. 2000 euro di spese sanitarie annue.
Famiglia C: persona disabilità grave, titolare di pensione per invalidità al 100% oltre ad un contributo per l’assistenza domiciliare (totale 6000). 2000 euro di spese sanitarie annue.
Famiglia D: persona non autosufficiente con pensione di invalidità, indennità di accompagnamento e contributo per l’assistenza domiciliare (totale 14000). 2000 euro di spese sanitarie annue. 7000 euro di spese per badanti, di cui solo 5000 ammesse.

Domani
Ieri
A. 2 componenti senza disabili
15923,6
15923,6
B. 2 componenti, uno disabile medio
14636,9
12077,3
C. 2 componenti, uno disabilità grave
15286,6
12077,3
D. 2 componenti, uno non autosufficiente
17197,5
12077,3

Caso 3.

Famiglie di 3 componenti; con identico reddito IRPEF (30.000)
Famiglia A: non ci sono persone con disabilità.
Famiglia B: persone con disabilità, titolare di assegno ai. 3000 euro di spese sanitarie annue.
Famiglia C: persona disabilità grave, titolare di pensione per invalidità al 100% oltre ad un voucher per l’assistenza indiretta. 3000 euro di spese sanitarie annue.
Famiglia D: persona non autosufficiente con pensione di invalidità, indennità di accompagnamento e contributo per la vita indipendente. 3000 euro di spese sanitarie annue. 7000 euro di spese per badanti, di cui solo 5000 ammesse.

Domani
Ieri
A. 3 componenti senza disabili
14705,9
14705,9
B. 3 componenti, uno con disabilità media
13225,5
11811,0
C. 3 componenti, uno con disabilità grave
13235,3
11811,0
D. 3 componenti, uno non autosufficiente
15343,1
11811,0

Simulazioni su famiglie con non autosufficienti che percepiscono contributi in forma di assegni di cura o di contributi su progetti per la vita indipendente.

Da far notare che nella maggioranza delle Regioni le spese per l’assistenza personale devono essere effettivamente documentate e quindi sostenute. Spesso, quindi, le spese per badanti o assistenti sono molto superiori al limite di 5000 euro previsto dalla bozza di decreto.

Caso 4.

Famiglie di 4 componenti; con identico reddito IRPEF (35.000)
Famiglia A: non ci sono persone con disabilità.
Famiglia B: minore con disabilità, titolare di indennità di frequenza. 2000 euro di spese sanitarie annue.
Famiglia C: persona disabilità grave, titolare di pensione per invalidità al 100% oltre ad un contributo per l’assistenza domiciliare. 2000 euro di spese sanitarie annue.
Famiglia D: persona non autosufficiente con pensione di invalidità, indennità di accompagnamento e contributo per la vita indipendente (1500 euro/mese). 6000 euro di spese sanitarie annue. 12000 euro di spese per badanti, di cui però solo 5000 ammesse alla detrazione.

Domani
Ieri
A. 4 componenti senza disabili
14227,6
14227,6
B. 4 componenti figlio disabilità media
13406,5
11824,3
C. 4 componenti figlio disabilità grave
13414,6
11824,3
D. 4 componenti figlio non autosufficiente
18821,1
11824,3

Caso 5.

Famiglie di 3 componenti; con identico reddito IRPEF (30.000)
Famiglia A: non ci sono persone con disabilità.
Famiglia B: persone con disabilità, titolare di assegno ai. 3000 euro di spese sanitarie annue.
Famiglia C: persona disabilità grave, titolare di pensione per invalidità al 100% oltre ad un voucher per l’assistenza indiretta. 3000 euro di spese sanitarie annue.
Famiglia D: persona non autosufficiente con pensione di invalidità, indennità di accompagnamento e contributo per la vita indipendente (1500 euro/mese). 6000 euro di spese sanitarie annue. 12000 euro di spese per badanti, di cui però solo 5000 ammesse alla detrazione.

Domani
Ieri
A. 3 componenti senza disabili
14705,9
14705,9
B. 3 componenti, uno con disabilità media
13225,5
11811,0
C. 3 componenti, uno con disabilità grave
13235,3
11811,
D. 3 componenti, uno non autosufficiente
20245,1
11811,0

Giovanni e la strega Ignoranza

Una favola per piccoli e grandi, non proprio a lieto fine, perché nella realtà la “Strega Ignoranza” è sempre in agguato. Ma per Giovanni – almeno in sogno – è stato bello sconfiggerla, così come aveva fatto con il Drago Rotelle, la Medusa Discrimina, il Gigante Pregiudizio e il Mostro a Due Teste Barriera…
Disegno di cavaliere a cavallo
Il cavaliere Giovanni a caccia della Strega Ignoranza
Giovanni era un valoroso guerriero. Girava in sella al suo destriero per tutto il mondo. Era forte, coraggioso e sicuro. Tutti i reali del Paese lo acclamavano. Le donne sognavano di diventare sue spose e per tutti gli abitanti dei villaggi era un vero paladino. Combatteva contro giganti, orchi, draghi e streghe malvagie, che solo nell’udire il suo nome tremavano dalla paura!
Giovanni combatteva e non smetteva mai di lottare contro il Male, difendendo il suo valore e il suo onore e facendosi portavoce dei bisogni di chiunque implorasse il suo aiuto.
E tuttavia, sebbene il valoroso cavaliere avesse superato mille peripezie, ce n’era una che a detta di tutti non avrebbe mai potuto superare. Ebbene sì, c’era davanti a lui l’ultima prova da superare, combattere la malvagia Strega Ignoranza. Non era noto dove ella risiedesse, anzi, molti maghi buoni avevano asserito che la strega malvagia avesse dimora nell’animo degli uomini.
Giovanni rimase attonito e sebbene nella sua vita avesse combattuto contro il Drago Rotelle, la Medusa Discrimina, il Gigante Pregiudizio e il Mostro a Due Teste Barriera, non sapeva proprio come avrebbe fatto a stanare la Strega Ignoranza e a sconfiggerla una volta per tutte.
Alcuni mercanti di passaggio, giunti al Paese, portavano notizia che altri cavalieri e altre principesse avevano spesso avuto a che fare con la tanto temuta strega, ma che nessuno di loro era riuscito a sconfiggerla. La strega aveva – a detta di tutti coloro che l’avevano vista – sembianze normali, quasi piacevoli e per nessuna ragione al mondo sarebbe potuta sembrare cattiva e infida. Il povero Giovanni, però, voleva a tutti i costi distruggerla, ma, per prima cosa, doveva cercarla.
Ad aiutarlo nell’impresa fu proprio una sua cara amica, la premurosa Fata Tutela.
Fata Tutela era stata sua amica fin da quando Giovanni era bambino, entrambi avevano condiviso tante esperienze, belle e meno belle, e spesso era stata lei a supportare e a difendere il piccolo e indifeso Giovanni dai soprusi degli arroganti.
Tutela e Giovanni, ormai grandicelli, non potevano fare l’uno a meno dell’altra e il loro rapporto cresceva man mano che entrambi crescevano e cresceva anche la fiducia e la stima che avevano costruito reciprocamente nel corso degli anni.
Ma un giorno, dall’alto della sua torre in cima al vecchio castello, Fata Tutela, circondata da amuleti e pozioni magiche, ebbe un’idea. Le venne in mente che non lontano da lì viveva l’Oracolo dell’Intelligenza del quale non si conosceva bene chi e come fosse, ma che secondo la fedele fata avrebbe sicuramente aiutato il giovane a trovare la strada giusta per sconfiggere la strega.
Il cavaliere si incamminò allora per strade impervie in groppa al suo destriero e dopo giorni e giorni, giunse finalmente davanti all’oracolo. Intimidito dalla sua imponenza, con un filo di voce gli chiese: «Dimmi, gentile oracolo, come posso fare a sconfiggere la Strega Ignoranza la quale ci perseguita ormai da anni e anni?». Senza indugiare e con voce ferma, l’oracolo rispose: «Mio valoroso e giovane cavaliere, altri prima di te hanno provato a combattere la strega, ma nessuno mai prima di te era passato da me, l’Intelligenza. Quindi è per questo che ti aiuterò».
Giovanni rimase allora in silenzio e continuò ad ascoltare le parole del saggio oracolo che dicevano: «Salta in groppa al tuo destriero e raggiungi il Bosco della Tolleranza. Lì troverai la Pianta della Coscienza, coglila e piantala nei giardini di tutto il mondo, ma stai molto attento, essa è molto rara e delicata e solo nelle mani giuste potrà crescere e prosperare.
Dopo queste parole, l’oracolo scomparve e Giovanni, salito in groppa al suo cavallo, intraprese il viaggio diretto al Bosco della Tolleranza. Passavano i giorni e il valoroso cavaliere – ormai allo stremo delle forze e sul punto di abbandonare il suo scopo -, finalmente giunse nel Bosco della Tolleranza. Qui colse la Pianta della Coscienza e pieno di speranza, si avviò verso il suo villaggio.
Arrivato al castello, con l’aiuto della sua cara fata, piantò la prodigiosa pianticella. Passarono i mesi e la flebile piantina crebbe e divenne un albero, dall’albero nacquero i fiori e poi i frutti. E i frutti generarono i semi, che con l’aiuto del vento e degli amici animali, furono trasportati per tutta la terra. Divenuti forti arbusti, un giorno, anzi un magico giorno, una leggera e fresca brezza primaverile cominciò ad accarezzare le maestose chiome della Pianta della Coscienza. Un leggero venticello faceva vibrare le foglie dell’albero e con un delicato tintinnio, volarono pensieri buoni che subito pervasero gli animi delle persone, mentre magiche voci sussurravano di quelle gesta che aveva condotto un valoroso cavaliere di nome Giovanni.
La Strega Ignoranza scappò a gambe levate dagli animi che aveva contagiato, poiché a lei la Voce della Coscienza proprio non piaceva. Infatti, con il suo maleficio, aveva reso sordi gli animi delle persone, ma quel tintinnio, quella brezza magica l’avevano finalmente sconfitta…
Driiin! Dalle sale: «Giovanni, è ora di svegliarti, devi andare a scuola!». «Buongiorno mamma, sai?!! Ho fatto un sogno bellissimo!!». «Dai Giovanni, ti aiuto a sederti sulla tua sedia, appoggiati a me, ti sostengo. Hai messo i libri nello zaino?». «Nel sogno cavalcavo, mamma, ero un guerriero forte e coraggioso. Tanto forte». «Forza Giovanni, lo scuolabus ti aspetta». Ma Giovanni continuò: «Combatteva ogni giorno mamma». «Lo fai anche tu, amore». E non vissero per sempre, ma furono felici lo stesso.
La storia non è proprio a lieto fine, perché in tutte le storie – quelle reali – c’è sempre un ma. La Strega Ignoranza, infatti, non era stata sconfitta per sempre ed era sempre in agguato, pronta ad insediarsi in qualche animo stolto…

domenica 17 giugno 2012

commenti sui lavori dei gruppi

- In merito alle richieste di chiarimenti fatte da Pisoni e da Rondelli dell'Associazione Ortica, sulla seguente affermazione:

"si propone che le quote di partecipazione ai costi dei servizi da parte delle famiglie siano da subito rese eque per tutti i servizi, con la sola eccezione degli interventi su persone disabili minorenni(.............) da riconoscere come gratuiti "



Fatto salvo il principio GENERALE di partecipazione alla spesa,
dovremmo far riconoscere TUTTI i servizi diurni per persone non autosufficienti come "servizi essenziali"
per i quali il contributo deve essere calcolato in modo da garantirne la gratuità,
almeno alla maggior parte delle famiglie al di sotto di un tetto medio/basso di reddito
e non solo per le famiglie più indigenti.

Fatto salvo il principio GENERALE di partecipazione alla spesa,
dovremmo, semmai, richiedere di partecipare alla definizione delle fasce contributive ( che sono fondamentali)
allorchè venisse definito il calcolo di una eventuale quota di partecipazione.

Cosa si intedeva con "pagare il giusto" ?
IL "diritto pienamente esigibile alle prestazioni socio sanitarie semiresidenziali e residenziali, tenendo conto delle esigenze vitali delle persone non autosufficienti"
(cito dalla petizione popolare della Fondazione Promozione Sociale di Torino, dell'anno scorso - info@fondazionepromozionesociale.it )

Non dimentichiamo che il cosiddetto assegno di accompagnamento è di fatto parte integrante dell'assegno di invalidità
che "pensione" non si può definire fino a che consisterà in 270 € al mese.

Teniamo presente che gli utenti dei CDD sono numericamente il doppio degli utenti di CSE e SFA ( 840 su 1332) e che i CDD a Milano sono sempre stati gratuti.

Non sarei un buon rappresentante se non tenessi conto dell'indignazione della gran parte delle nostre famiglie,
se si troveranno a pagare anche la retta del CDD in un momento in cui già la crisi ostacola tante altre iniziative
che già prevedono un contributo o sono già completamente a carico della famiglia
(interventi domiciliari e riabilitazione extra CDD, tempo libero, Week end, sperimentazioni di vita indipendente, vacanze ...) .

Tutte le associazioni fanno coro nel sottolineare il processo di impoverimento e povertà di cui soffrono le famiglie al cui interno c'è una persona non autosufficiente,
oggi più ancora di prima, e andiamo proprio noi a proporre di pagare i Centri diurni?
O forse quella frase si presta ad altre interpretazioni?

ciao daniela



giovedì 14 giugno 2012

Di Franco Bomprezzi sul Corriere

Erano proprio in tanti alla manifestazione voluta dalle associazioni delle persone con disabilità, Ledha e Fand in testa, a Milano. Ho seguito da vicino l’intera mattinata, sotto un sole radioso e amico, che ha invogliato alla partecipazione anche le persone che hanno maggiori difficoltà a muoversi. Un fiume umano, mai visto niente di simile all’ombra del Pirellone, neppure un anno fa, quando pure la piazza antistante la stazione centrale si era riempita per una analoga protesta, sempre per la paura, concreta e realistica, dei tagli ai bilanci dei Comuni, con la conseguente inevitabile riduzione dei servizi destinati alle persone e alle famiglie.

No ai tagli, sì alla vita indipendente: uno slogan forte, che riporta la dimensione dei diritti al centro dell’azione di lotta e di denuncia. Non una richiesta generica di fondi da spendere in qualche modo, ma un obiettivo preciso, quello di prendere in carico, di nuovo, come si deve, la persona disabile nella sua interezza, quale che sia il suo deficit, fisico, sensoriale, intellettivo. Un obiettivo che si basa su leggi esistenti, non sulla fantasia utopica di un movimento scollegato dalla realtà.

Mi sono domandato, stamattina, mentre mi chiedevano di condurre la lunga fila di interventi e di testimonianze (presidenti di associazioni, esponenti sindacali, sindaci, consiglieri regionali, genitori, persone disabili), che cosa realmente abbia spinto oggi qualche migliaio di cittadini a riunirsi sotto le bandiere di Ledha e di Fand, superando difficoltà, distanze, barriere, piccole e grandi avversità, non ultimo un certo legittimo pudore ad esporre se stessi in un contesto urbano come quello milanese, che non sempre ti accoglie come a una festa di gala, specie quando, inevitabilmente, blocchi il traffico di mezzogiorno proprio a ridosso del palazzo della Regione Lombardia.

Ho notato che nessuno ha suonato il clacson con impazienza, in via Melchiorre Gioia, mentre vigili, carabinieri e polizia facevano largo al chiassoso e per certi versi allegro corteo, preceduto da un camioncino che diffondeva musica reggae, alternandola a un pop rock accattivante, sulle cui note saltavano allegri alcuni ragazzi con sindrome di Down. C’era forse stupore, sicuramente rispetto.

Non è una manifestazione di piazza che cambia le carte della crisi, o modifica i bilanci pubblici, anche se, va detto, la Regione ha fatto sapere di aver reintegrato il fondo sociosanitario con uno stanziamento complessivo di 70 milioni di euro, e il Comune di Milano ha assicurato che nel bilancio preventivo la spesa per la disabilità sarà addirittura aumentata del dieci per cento rispetto a un anno fa. Ma un corteo come questo, duro e gioioso al tempo stesso, restituisce identità alle persone e alle famiglie. Fa sentire meno soli. Rende giustizia di una dimensione vasta e molto variegata di un mondo che non è a una sola dimensione. Giovani e meno giovani, in sedia a rotelle, o con il bastone bianco, o sorretti da un assistente o da un familiare, orgogliosamente autonomi o amorevolmente spinti, sordi che comunicano sorridendo la loro voglia di esserci e applaudono agitando le mani, genitori con i capelli bianchi e volontari giovani, operatori delle cooperative sociali, lavoratori, semplicemente amici. Una fetta dell’Italia vera, ieri mattina: bella gente, dignitosa e forte, che chiede alla politica di non perdere anche questa ultima occasione di credibilità.

La crisi sta attraversando la disabilità come un tornado, o come un continuo movimento tellurico, che toglie serenità e restituisce ansia e incertezza. Eppure oggi, a Milano, spirava una brezza piacevole di libertà e di democrazia. Non è la soluzione dei problemi, ma è pur sempre un segnale positivo. Mai più invisibili. Come in molti, fra un abbraccio e una stretta di mano, ci hanno detto con orgoglio.

La manifestazione del 13 giugno



Carissime, Carissimi

Ieri è stata una grande giornata per tutti i cittadini con disabilità della Lombardia, per le loro famiglie, per gli operatori delle tantissime cooperative e dei servizi che si occupano di disabilità ed è stata una importante giornata per TUTTO il nostro mondo Associativo. Per un giorno siamo stati al centro del complesso mondo che compone l'ambito sociale lombardo. Sindacati, grandi Organizzazioni del terzo settore, Rappresentanti di tanti Comuni... tutti presenti alla NOSTRA manifestazione.
Anche la sinergia e unità di intenti e proposte tra LEDHA/Fish e FAND ritengo sia stato un momento importante per la crescita del nostro intero movimento.

Fa niente se la risposta delle Istituzioni Regionali quest'anno è stata completamente l'opposto di quella dell'anno scorso (niente Presidente e Assessore in piazza, niente audizione in commissione III^) malgrado la piattaforma era praticamente uguale salvo i punti specifici riguardanti la "presa in carico globale" e "la vita indipendente". L'anno scorso la sede della Giunta era ancora il Pirellone e noi eravamo la; quest'anno la sede è stata trasferito nel nuovo palazzo della Regione ... enoi siamo andati la. Ma evidentemente l'anno scorso faceva comodo alla Regione cavalcare la nostra protesta e quest'anno no.

Ma fa niente, credo che il messaggio che ieri abbiamo lanciato sia giunto FORTE E CHIARO: "NOI CI SIAMO E VOGLIAMO ESSERE PROTAGONISTI DELLE NOSTRE VITE"

Permettetemi di chiudere questa breve riflessione "rubando un paragrafo allo stupendo articolo scritto da Franco Bombrezzi, il NOSTRO Franco, su Invisibili del Corriere della Sera:

"La crisi sta attraversando la disabilità come un tornado, o come un continuo movimento tellurico, che toglie serenità e restituisce ansia e incertezza. Eppure oggi, a Milano, spirava una brezza piacevole di libertà e di democrazia. Non è la soluzione dei problemi, ma è pur sempre un segnale positivo. Mai più invisibili. Come in molti, fra un abbraccio e una stretta di mano, ci hanno detto con orgoglio."

SEMPLICEMENTE GRAZIE A TUTTI VOI

Fulvio Santagostini

P.S. Vi chiediamo di postare le foto che avete fatto sui vostri siti, su Face Book, ovunque sia possibile... e le foto più significative di inviarcele all'indirizzo mail: ilaria.sesana@gmail.com.... Grazie


Fulvio Santagostini
Presidente LEDHA
+039 3939405750

lunedì 11 giugno 2012

Poesia in dialetto di Maria Teresa Mosconi


DE STI TEMPI, NO FEMO DIFERENSE! *

 

(Dialetto veneto)

Ghe gera un monteseo de foie seche
e mi me so sentà vissin a eore,
ma gho vardà el color che sciopava
da quel mucio che tuti gavaria ciamà
"scoasse"...e po' gnente...

De rosse e sae ghe ne gera tante
e el gusto del vecio le animava.
El maron se vedeva dapartuto,
ma mi me so incorta ch' el gera
tristo e disperà.

I me pareva scartossi vodi e veci,
butai via da la gente par dispeto...
Go ciapà drento le man sto scartoseto
e lu el me ga parlà con tanto amor
de la strada che i ga fato fin desso
i fioi che ancora i me sta drio
e i me vol ben.

NON FACCIAMO DIFFERENZE, AL GIORNO D'OGGI!

 

(Traduzione)

C'era un mucchietto di foglie secche
e io mi sono seduta vicino ad esse,
ho guardato il colore che scoppiava
da quel mucchio che tutti avrebbero
chiamato "spazzatura"...nient'altro...
                        

Di rosse e gialle ce n'erano tante
e il gusto dell'antico le animava.
Il marrone si vedeva dappertutto,
ma mi sono accorta che era
triste e disperato.


Mi parevano cartocci vuoti e vecchi,
buttati via dalla gente per dispetto...
Ho preso in mano questo cartoccetto
ed esso m' ha parlato con tanto amore
della strada che hanno fatto fino adesso
i ragazzi che ancora mi stan dietro
e mi vogliono bene.

 
Dedicata al Gruppo d’ Arte “I MILLE VOLTI”, disabili e non, fondato all’ interno dell’ associazione di volontari ORIZZONTI OLTRE L’ HANDICAP - Milano