martedì 4 dicembre 2018

IL ratto di Sabina, di Lizzola


Il ratto di Sabina.
Ai Frani si conosceva già da tutti che Giovan Bello era venuto da Zeno dei Martinetti a
domandargli la figlia in isposa. Però non avevano visto niente, perchè Giovan Bello capitò di sera:
in montagna gli affari si combinano sempre dopo calato il sole, per risparmio di tempo. Fu Zeno
stesso che, alla mattina, entrato da Bortolo, raccontò come era andata la faccenda. Giovan Bello,
buon giovane per il resto, si trovava tuttavia in condizioni cattivissime; era stato carbonaio cinque
anni e poi, in causa d'una disgrazia (non si sa come: gli rubarono i suoi risparmi!) indispettendosi e
abbandonando il mestiere, aveva cominciato a scender fino a Bergamo, lungo le valli, in qualità di
spaccalegna. Se i tempi fossero stati migliori, avrebbe potuto guadagnar molto: ma per intanto
bisognava contentarsi di affrontar sacrifici immensi con pochissimo frutto, oltre di che nell'inverno
gli toccava rimanere a braccia conserte, mangiandosi fin l'ultimo quattrino su l'osteria, o al più
lavorando qualche piccolo oggetto in legno, industria che esige un certo talento non comune a
chiunque. In conclusione: il partito per Sabina era tutt'altro che splendido, almen per allora; forse
col tempo si combinerebbe qualcosa, quando i negozî di Giovan Bello andassero meglio; ma non
conveniva però che Sabina si legasse a lui, nel rischio di restar zitella per tutta la vita. È una realtà;
la gente di campagna ama poco il celibato: per far camminare la baracca, è necessario alle famiglie
sbarazzarsi de' figliuoli ed i figliuoli bisogna che si facciano presto un'altra famiglia: una ruota così,
colpa d'essere poveri.

* * *
Ma con istupore di molti Sabina in Lizzola non apparve punto commossa e turbata; col bene
che voleva a Giovan Bello e che era a cognizione di tutti, ella avrebbe dovuto mostrarsi meno
indifferente alla sua sventura, quantunque già apparecchiata ad essa: non ci si capiva niente e si
conveniva, in genere, che la fanciulla non era tale da crucciarsene ed ammalarsene, che le donne
sono fatte a questo modo e che bisogna prenderle a questo modo. A merenda Sabina uscì del cortile
con le sue capre e, attraversato il paese, venne ai prati come se nulla fosse; aveva però un fazzoletto
nuovo, colore azzurro scuro, in testa; e, quando Marchetto Bolco la fermò per discorrere, gli disse
qualche parola in furia poi se la svignò ghignando e battendo col bastone il dorso alle sue bestie.
Arrivata al pendìo, si sdraiò tranquillamente su l'erba e, presa una calza, lavorò a fronte bassa,
gettando nella vallata le note limpide di una graziosa canzonetta. Il sole di settembre, senza calore,
piuttosto rosso, moriva alla sua sinistra dietro i picchi: dirimpetto le montagne erano già
completamente nell'ombra e il Serio, illuminato proprio per il lungo da quei pallidi raggi, scintillava
come argento percotendo i macigni delle rive.
Apparve Giovan Bello col suo cagnaccio peloso e gli stivaloni da viaggio; era in maniche di
camicia e, per buona precauzione, portava la scure in ispalla.
- Sicchè dunque? - domandò a Sabina inoltrandosi.
- Sicchè dunque? - disse anch'ella per unica risposta, accompagnando la parola con un moto
assai espressivo del capo.
- Cosa faremo noi? - proseguì Giovan Bello.
- Ciò che vi piace. Non tocca a me decidere. Guardate a quello che fanno gli altri, diamine!
- Sei risoluta?
- Vorrei vedere io!
- Non hai paura?

- Che paura d'Egitto quando non si opera male! Sapete bene che non c'è d'aver paura.
Scommetto che il vecchio ha subodorato ogni cosa e s'imagina ciò che stiamo per tentare. Ma vi
accerto io che non si intrometterà! gli convien troppo tacere e fingere di non accorgersi. Anche mio
zio Zancastro ha agito così con mia cugina Petronilla; è un male di famiglia l'avarizia: per non dar
fuori la dote, inventano mille scuse e se la prendono con chi non ha colpa. Ma io me ne infischio di
ciò; sfido anche il diavolo: anderò via, porterò via tutto quello che potrò: ne sono in diritto. Nel mio
caso farebbero così anche le altre, se non peggio, e poi....
Da questo momento si avvicinarono e parlarono sotto voce. Il sole tramontava ed essi erano
ancora nella medesima posizione; a Lizzola suonò l'avemaria: si divisero e Giovan Bello,
portandosi alla Roncaglia, camminò verso Bondione mentre Sabina ritornava a casa.

La sera Zeno, ch'era solito andare da Bortolo, stette in casa anch'egli. Si ritirarono nella
stalla e chiacchierarono tutti insieme dopo aver recitato il rosario. Erano molto seri; pareva che ci
fosse burrasca per aria: se ne aspettava da un momento all'altro lo scoppio. Ma invece Zeno fu
buonissimo: carezzò alquanto sua figlia e la guardò con insistenza, ostentando un poco di
emozione. Le donne filavano silenziose e, in certi momenti, non si udiva che il soffio delle capre o
il rumor secco dei fusi. Per giunta il cielo di fuori si rannuvolò e caddero alcune gocce di pioggia.
A mezzanotte circa si decisero finalmente a coricarsi. Zeno per il primo salì di sopra,
salutando Sabina come non faceva mai: quindi lo seguirono anche le donne, con un grande fracasso
di zoccoli, dopo aver disposto le rocche fra un travicello e l'altro del soffitto. Stavano così bene là
entro, che si sarebbero fermate sino all'alba: ma poichè il capoccia non voleva, bisognò obbedirlo.
Sabina restò l'ultima, dovendo come al solito chiudere gli usci e preparare il mastello per mungere:
nel compiere questa operazione pianse, chi sa per quali pensieri, e poi levatasi gli zoccoli passò in
mezzo al cortile. Era buio pesto; soffiava un vento freddissimo: dalla finestrola al primo piano
scendeva il raggio d'un lumicino e le donne, camminando sul pavimento di assi, lo facevano
scricchiolare.
Sabina entrò nel pollaio e vi prese due grossi involti depostivi dopo cena: ripassò per il
cortile mentre nella casa vicina sbattevansi alcuni usci e rimbombavano alcune voci, poscia si
rinchiuse nella stalla. Suonò mezzanotte a Bondione: il vento portava in su quei rintocchi ad uno ad
uno, quali vibràti, quali appena sensibili, come se venissero da campanili a diverse distanze.
*
* *
Ben tosto giunse Giovan Bello con Marchetto Bolco ed il somaro di lui. Il somaro aveva i
piedi coperti di paglia perchè non facesse rumore contro il selciato; sul dorso portava un sacco e,
poichè gli ebbero attaccato gli involti di Sabina, ella vi salì adagiandosi come sur una seggiola.
Tutti e tre s'incamminarono senza parlare; Marchetto levò di tasca una piccola lanterna cieca e
l'accese, quindi svoltarono a manca, dirigendosi verso Valle di Flesio: l'asino era guidato da Giovan
Bello che gli aveva afferrato il morso e se lo conduceva di fianco.
Fuori del paese la fanciulla, strettasi bene in un panno, diede nuovamente in escandescenze
contro suo padre. Il vecchio doveva essere senza cuore per cimentarla ad un simile passo;
certamente lo aizzavano le cognate: i tempi, sì, erano cattivi, ma però tutti dicevano a Lizzola
ch'egli nascondeva la borsa di sotto al pagliericcio e, d'altronde, con una figlia che vuol prendere
marito bisogna sacrificar qualche cosa. Si è per questo al mondo; ella al posto di lui sarebbe stata
diversa: e se un giorno le nascessero figlioli...
Intanto la pioggia cadeva a catinelle: il somaro sdrucciolava lungo i sentieruzzi umidi ed i
due uomini si avvilupparono entro il mantello. Viaggiavano da più ore così e Sabina si faceva a
poco a poco malinconica. Era stabilito che ella si ricovrerebbe in una vecchia capanna di carbonaio
da Giovan Bello preparata appositamente, entro i boschi di Passevra; ed appena il curato di
Passevra avesse terminato le pubblicazioni (cioè tra nove giorni, perchè batteva la Madonna di
Settembre in quella settimana), si sposerebbero con l'aiuto di Dio. Giovan Bello aveva a Passevra
una camera ed un letto matrimoniale: con un poco di pazienza, lavorando entrambi, si arriverebbe a
riempire i vuoti della cassa e, se ella era povera, tanto meglio: non potrebbe mai rinfacciargli nulla.
Pervennero alla capanna: era molto umida e vi si respirava un acre odore di abbruciaticcio o di
cenere spenta; distesero il sacco per terra, sopra un mucchio di foglie acquistate in antecedenza:
accesero il fuoco per asciugarsi, legarono l'asinello ad un palo della soglia e, datogli un pugno
d'avena, fecero l'inventario della roba portata. C'erano quattro camicie per donna, una camicia da
uomo ricamata, sette paia di calze gregg
e, un abito quasi nuovo di percallo, tre lenzuola, tre
fazzoletti, grembiali, sottane, corsetti di maglia ed altri cenci insignificanti. Dopo di che contarono i
denari: Giovan Bello dichiarò che possedeva due marenghi e sei franchi, Sabina disse che aveva
mezzo marengo in carta e prese infatti il borsellino per mostrarlo al fidanzato.
Ma fu molta la sua meraviglia quando, sollevata la molla, trovò dentro un altro marengo
bello e nuovo in oro il quale, cadendo a terra, brillò come una stella, in vicinanza al fuoco!
Marchetto, promesso che sarebbe stato compare, s'allontanò col somarello esclamando a
Sabina: - Dirò a tuo padre che hai fatto buon viaggio.
E mentre di fuori scrosciava la pioggia e il vento fischiava in mezzo alla foresta di pini,
Sabina scoppiò in pianto dirotto.
Ma Giovan Bello riuscì a consolarla.

mercoledì 9 maggio 2018

7 mesi per fare fisioterapia?

Fisioterapia.... ma forse siamo oggetti?

Buongiorno a tutti!  È trascorso più di un mese dalla ultima mail intercorsa, Chiedo gentilmente aggiornamenti sui tempo di attesa e i trattamenti di fisioterapia per gli utenti dei nostri 4 CDD. (esclusi coinvolgimenti di personale diverso dai Fisioterapisti, che hanno un albo e mansioni paramediche specifiche e non sostituibili). Ribadisco che se un trattamento viene prescritto dal Fisiatra entro massimo 1 mese deve essere iniziato.
Diversamente è doveroso provvedere con urgenza.

Ringrazio anticipatamente e porgo cordiali saluti

Pinuccia Pisoni


Da: Della Croce Francesco <fdellacroce@DONGNOCCHI.IT>
Inviato: giovedì 29 marzo 2018 16:14


Gentile sig.ra Pinuccia,
la ringrazio della segnalazione che suffraga quanto è in discussione al nostro interno da qualche tempo circa la necessità di comprendere come modificare  l’attenzione sanitaria ai nostri ospiti...
ciò premesso, il problema lo affronteremo con gli stessi medici in quanto dobbiamo capire come modificare e “cosa” modificare nel trattamento che, ricordo, per la normativa rientra in una visione di terapia di “mantenimento” non meglio specificato.
Il trattamento riabilitativo a cui lei allude (20 sedute / anno) sarà quindi oggetto di riflessione così come la valutazione di eventuale addestramento del Caragiver a contribuire nel “mantenimento” delle funzioni motorie dei propri cari...
Con l’occasione le auguro buona Pasqua.

Francesco della Croce
Direttore Sanitario
IRCCS Santa Maria Nascente
Via Capecelatro, 66
20148 Milano
tel.: +39. 02.40308.226-327

Da: Pinuccia Pisoni <pinucciap@alice.it>
Inviato: mercoledì 28 marzo 2018 13:51


Gentilissimo dott. Della Croce,

Siamo a chiedervi come mai nell’anno in corso (2017/2018) gli utenti dei CDD della Fondazione debbano attendere ben 7 mesi dalla richiesta del Fisiatra prima di poter usufruire dei trattamenti di Fisioterapia prescritti.

Si tratta normalmente di 20 trattamenti annuali, moltiplicati per 120 utenti assommano a 2.400 trattamenti;  anche in considerazione che alcuni utenti non necessitano di questi interventi riabilitativi  o di mantenimento, siamo a pensare che almeno 2000 trattamenti debbano essere erogati su prescrizione del Fisiatra agli utenti dei CDD 1 2 3 4.

Alcuni utenti hanno necessità di usufruire di più trattamenti, vedi patologie respiratorie, post traumi, post trattamenti botulinici, necessità fisiche.
La Regione Lombardia interpellata nella persona del dott. Marchesi, si è stupita del fatto che ci fossero attese nell’erogazione dei trattamenti, e ancora maggiormente si è stupita (sempre dott. Marchesi) che solo 20 trattamenti fossero la norma. Secondo il Dott. Marchesi su richiesta del Fisiatra è possibile una erogazione di servizi di Riabilitazione alla bisogna.

Di fatto qui in Fondazione questo non succede, per giunta gli ordinari trattamenti sono procrastinati di 7 mesi dalla richiesta, con grave danno per i disabili assistiti dai CDD.

A questo punto le famiglie si chiedono, anche stante la nuova  Organizzazione del personale in Sociosanitario e Socioeducativo, se la Direzione non possa provvedere alla assunzione di ulteriore personale Fisioterapista che possa affiancare i terapisti già in servizio (che operano anche sugli ambulatori e non sono specificatamente dedicati ai CDD.


Restiamo in attesa di vostro riscontro e cordialmente auguriamo Buona Pasqua.



giovedì 22 marzo 2018

Coordinamento 20 marzo 2018



RELAZIONE DEL PRESIDENTE
Intervengono oggi alla nostra assemblea la dott.ssa Maistri (Dirigente Responsabile del settore) e il dott. Vailati (Responsabile di settore) che hanno chiesto di partecipare per rispondere alle nostre domande. E’ presente anche la Consigliera del Municipio 8 Gaia Romani .
Prima di lasciare la parola ai Rappresentanti e ai nostri ospiti, vi relaziono velocemente sui lavori del Direttivo in questo mese di marzo :
Iniziamo dall’ISEE  ordinario che viene richiesto per il contributo pasto. La lettera inviata dalla dott.Maistri  a noi del Direttivo e inoltrata a tutti i CDD lo scorso mese (che abbiamo letto e commentato insieme durante lo scorso Coordinamento) specificava che, non essendo state emesse nuove Delibere, anche quest’anno sarebbero stati applicati gli stessi criteri di quello passato, quindi Isee Ordinario  con soglia 6.000€.
Abbiamo nuovamente contestato questo criterio: la soglia di povertà e l’ISEE ordinario sono inaccettabili perché noi siamo servizi sociosanitari e per il  sociosanitario la legge dello Stato prevede l’Isee ristretto.
Già nel 2017 abbiamo contestato vivacemente questa delibera, convocati ad un incontro con L’Assessore Majorino in Lg Treves (presenti anche dott.ssa Maistri e dott.ssa Maggioni) abbiamo ancora ribadito che venisse applicato ISEE ristretto  ,  l’Assessore si era dichiarato d’accordo, ma solo verbalmente senza che nulla venisse scritto o deliberato in merito.
Quest’anno non hanno deliberato nulla, veramente non hanno ancora deliberato neppure in merito agli RSD (sentenza del TAR della Lombardia illustrata nello scorso coordinamento)  e Il Comune di Milano non ha un suo  Regolamento sull’applicazione del’ISEE.

Il 13 marzo abbiamo avuto un incontro in Lg. Treves , sul tema ISEE con Dott. Minoia, Dott.ssa Maistri e dott.ssa Maggioni, ha partecipato l’assessore Majorino,  incontro che possiamo giudicare positivo.  Abbiamo chiesto di deliberare in merito a ISEE ristretto (del solo disabile) con soglia a =0. (Nel 2015, quando era stato proposto Isee Sociosanitario = 0, l’avevamo contestato perché sull’Isee come veniva calcolata gravavano sia la Pensione d’invalidità che l’Accompagnamento e non avrebbe potuto MAI essere a zero. Poi il ricorso al TAR del Lazio di alcune Associazioni di Disabili (sentenza del dicembre 2016) e l’accoglimento della  sentenza del TAR da parte del Consiglio di Stato e pronunciamento del nuovo regolamento ISEE: è stata revisionato il calcolo dell’Isee, togliendo gli emolumenti ma anche la possibilità di scaricare le spese.  Quindi Isee ristretto=0 avrebbe il 68% di  famiglie esentate dalla compartecipazione alla spesa della mensa.

 Nel secondo incontro in Treves, finalmente il dott. Minoia ha citato la Legge Regionale che invita all’applicazione dell’Isee Sociosanitario nell’ambito dei servizi sociosanitari, come appunto i CDD, e l’assessore Majorino si è detto favorevole a procedere se non viene bloccato dalla Ragioneria, perché questa decisione creerebbe un disavanzo nelle Casse Comunali di oltre 300.000€. Va inoltre ribadito che,( non per essere corporativi), ma in questa partita del Sociosanitario non possono essere inclusi anche CSE, SFA e CAD, perchè sono servizi socioeducativi e non possono essere equiparati ai sociosanitari. Sono stati assimilati inopinatamente ai CDD  con  una delibera del 29/12/2015 esentandoli giustamente dal pagamento di 60€ al mese indiscriminati (senza valutazione ISEE)  e con una revisione della quota pasto uguale alla nostra di 2,60€. Faccio memoria che SFA CSE CAD hanno avuto una convenzione col Comune di Milano solo nel 2009 con l’allora assessore Landi di Chiavenna che pretese però 60€ di compartecipazione. Non tutti i 700 utenti dei centri furono convenzionati e molti degli SFA proseguirono a chiedere il pagamento della retta alle famiglie, pur se non gravosissima, intorno ai 250€ al mese.
Ci ritroveremo nuovamente con l’Assessore il 9 aprile  e ci auguriamo che sia emanata  una delibera che corrisponda alle nostre richieste e alla Legge.
 Dal punto di vista economico, un problema grosso per il Comune sono le assenze: nei Cdd comunali nel mese di luglio arrivano al 38% di presenze quindi più del 60% di assenze. Noi  avevamo  anche proposto di accorpare  alcuni  Cdd  vicini nei mesi estivi ma sembra che la cosa sia impossibile per motivi sindacali e organizzativi. L’assessore Majorino ci ha proposto di andare congiuntamente a parlare in Regione Lombardia e ridiscutere una modifica della DGR sulle assenze. Ad oggi la Regione riconosce  20 giorni di assenza + 10 concordati nel PEI e, oltre tale limite, non versa più la quota sanitaria a suo carico agli Enti Gestori. (politica del vuoto per pieno)

 Tutti sapete che ci siamo recati in audizione lo scorso 5 dicembre 2016 in Commissione Sanità Regionale per chiedere un aumento dei giorni di assenza d ei frequentanti i Cdd,   retribuiti agli enti Gestori , ma su una richiesta di 40 giorni  ne hanno concessi 4! Noi chiediamo che non siano conteggiati nei 20 giorni le  assenze per malattia, perché i nostri ragazzi sono fragili ma non è possibile pensare di trattarli come carcerati o Ospedalizzati. Sicuramente c’è tutta la nostra disponibilità per  andare a discutere con l’Assessore,  non appena la Regione avrà confermato i suoi incarichi (è probabile che sarà ancora l’Assessore Gallera ad occuparsi della Sanità).
7° FORUM delle POLITICHE SOCIALI: si svolgerà dal 22 al 27 marzo con presentazione a CityLife Spazio Cinema Anteo in Piazza delle Tre Torri. Seguiranno dibattiti tematici ed eventi vari in diverse sedi cittadine. In particolare per le nostre tematiche vi segnalo il 26 marzo alle ore 14.00 nella Sala Conferenze del Palazzo Reale in Piazza Duomo: Lo sviluppo dei servizi diurni per la disabilità -  e il 27 marzo alle ore 10.00 presso il Centro Ricreativo Ratti di via Cenisio 4:La scommessa del Durante e dopo di noi-. Per tutto il resto il programma è consultabile sul sito del Comune di Milano.


NOTIZIE VARIE DAI C.D.D.
Pellegrini-Ferraris
Tosca-Casoretto:
Giomini-Treves:
Gaffuri-Cherasco:
Fiori-Narcisi:
Manzoni-Statuto:
Giussani-Vismara: dopo molti anni di permanenza al Centro, la nostra responsabile Marina Simoncini ha deciso di lasciarci. Al suo posto è subentrata la sig. Federica Imperiale, già conosciuta perché responsabile della nostra Comunità Alloggio. – Domenica 22 aprile festeggeremo il 25° anniversario del nostro Centro.
Zanchi-DeNicola:
Riva-CascinaBianca:
Baroncelli-IlGabbiano:
intervengono dott.Vailati e dott.ssa Maistri:

mercoledì 21 marzo 2018

I Vestiti nuovi dell'Imperatore

Di Hans Christian Andersen





Molti anni fa viveva un imperatore che amava tanto avere sempre bellissimi vestiti nuovi da usare tutti i suoi soldi per vestirsi elegantemente. Non si curava dei suoi soldati né di andare a teatro o di passeggiare nel bosco, se non per sfoggiare i vestiti nuovi. Possedeva un vestito per ogni ora del giorno e come di solito si dice che un re è al consiglio, così di lui si diceva sempre: «E nello spogliatoio!».

Nella grande città in cui abitava ci si divertiva molto; ogni giorno giungevano molti stranieri e una volta arrivarono due impostori: si fecero passare per tessitori e sostennero di saper tessere la stoffa più bella che mai si potesse immaginare. Non solo i colori e il disegno erano straordinariamente belli, ma i vestiti che si facevano con quella stoffa avevano lo strano potere di diventare invisibili agli uomini che non erano all'altezza della loro carica e a quelli molto stupidi.

"Sono proprio dei bei vestiti!" pensò l'imperatore. "Con questi potrei scoprire chi nel mio regno non è all'altezza dell'incarico che ha, e riconoscere gli stupidi dagli intelligenti. Sì, questa stoffa dev'essere immediatamente tessuta per me!" e diede ai due truffatori molti soldi, affinché potessero cominciare a lavorare.

Questi montarono due telai e fecero fìnta di lavorare, ma non avevano proprio nulla sul telaio. Senza scrupoli chiesero la seta più bella e l'oro più prezioso, ne riempirono le borse e lavorarono con i telai vuoti fino a notte tarda.

"Mi piacerebbe sapere come proseguono i lavori per la stoffa" pensò l'imperatore, ma in verità si sentiva un po' agitato al pensiero che gli stupidi o chi non era adatto al suo incarico non potessero vedere la stoffa. Naturalmente non temeva per se stesso; tuttavia preferì mandare prima un altro a vedere come le cose proseguivano. Tutti in città sapevano che straordinario potere avesse quella stoffa e tutti erano ansiosi di scoprire quanto stupido o incompetente fosse il loro vicino.

"Manderò il mio vecchio bravo ministro dai tessitori" pensò l'imperatore "lui potrà certo vedere meglio degli altri come sta venendo la stoffa, dato che ha buon senso e non c'è nessuno migliore di lui nel fare il suo lavoro."
Il vecchio ministro entrò nel salone dove i due truffatori stavano lavorando con i due telai vuoti. "Dio mi protegga!" pensò, e spalancò gli occhi "non riesco a vedere niente!" Ma non lo disse.

Entrambi i truffatori lo pregarono di avvicinarsi di più e chiesero se i colori e il disegno non erano belli. Intanto indicavano i telai vuoti e il povero ministro continuò a sgranare gli occhi, ma non potè dir nulla, perché non c'era nulla. "Signore!" pensò "forse sono stupido? Non l'ho mai pensato ma non si sa mai. Forse non sono adatto al mio incarico? Non posso raccontare che non riesco a vedere la stoffa!"

«Ebbene, lei non dice nulla!» esclamò uno dei tessitori.

«È splendida! Bellissima!» disse il vecchio ministro guardando attraverso gli occhiali. «Che disegni e che colori! Sì, sì, dirò all'imperatore che mi piacciono moltissimo!»

«Ne siamo molto felici!» dissero i due tessitori, e cominciarono a nominare i vari colori e lo splendido disegno. Il vecchio ministro ascoltò attentamente per poter dire lo stesso una volta tornato dall'imperatore, e così infatti fece.
Gli imbroglioni richiesero altri soldi, seta e oro, necessari per tessere. Ma si misero tutto in tasca; sul telaio non giunse mai nulla, e loro continuarono a tessere sui telai vuoti.

L'imperatore inviò poco dopo un altro onesto funzionario per vedere come proseguivano i lavori, e quanto mancava prima che il tessuto fosse pronto. A lui successe quello che era capitato al ministro; guardò con attenzione, ma non c'era nulla da vedere se non i telai vuoti, e difatti non vide nulla.
«Non è una bella stoffa?» chiesero i due truffatori, spiegando e mostrando il bel disegno che non c'era affatto.

"Stupido non sono" pensò il funzionario "è dunque la carica che ho che non è adatta a me? Mi sembra strano! Comunque nessuno deve accorgersene!" e così lodò la stoffa che non vedeva e li rassicurò sulla gioia che i colori e il magnifico disegno gli procuravano. «Sì, è proprio magnifica» riferì poi all'imperatore.
Tutti in città parlavano di quella magnifica stoffa.

L'imperatore volle vederla personalmente mentre ancora era sul telaio. Con un gruppo di uomini scelti, tra cui anche i due funzionari che già erano stati a vederla, si recò dai furbi truffatori che stavano tessendo con grande impegno, ma senza filo.

«Non èmagnifique?» esclamarono i due bravi funzionari. «Sua Maestà guardi che disegno, che colori!» e indicarono il telaio vuoto, pensando che gli altri potessero vedere la stoffa.
"Come sarebbe!" pensò l'imperatore. "Io non vedo nulla! È terribile! sono forse stupido? o non sono degno di essere imperatore? È la cosa più terribile che mi possa capitare." «Oh, è bellissima!» esclamò «ha la mia piena approvazione!» e ammirava, osservandolo soddisfatto, il telaio vuoto; non voleva dire che non ci vedeva niente. Tutto il suo seguito guardò con attenzione, e non scoprì nulla di più; tutti dissero ugualmente all'imperatore: «È bellissima» e gli consigliarono di farsi un vestito con quella nuova meravigliosa stoffa e di indossarlo per la prima volta al corteo che doveva avvenire tra breve. «Emagnifìque , bellissima,excellente » esclamarono l'uno con l'altro, e si rallegrarono molto delle loro parole. L'imperatore consegnò ai truffatori la Croce di Cavaliere da appendere all'occhiello, e il titolo di Nobili Tessitori.
Tutta la notte che precedette il corteo i truffatori restarono alzati con sedici candele accese. Così la gente poteva vedere che avevano da fare per preparare il nuovo vestito dell'imperatore. Finsero di togliere la stoffa dal telaio, tagliarono l'aria con grosse forbici e cucirono con ago senza filo, infine annunciarono: «Ora il vestito è pronto.»

Giunse l'imperatore in persona con i suoi illustri cavalieri, e i due imbroglioni sollevarono un braccio come se tenessero qualcosa e dissero: «Questi sono i calzoni; e poi la giacca - e infine il mantello!» e così via. «La stoffa è leggera come una tela di ragno! si potrebbe quasi credere di non aver niente addosso, ma e proprio questo il suo pregio!».
«Sì» confermarono tutti i cavalieri, anche se non potevano vedere nulla, dato che non c'era nulla.

«Vuole Sua Maestà Imperiale degnarsi ora di spogliarsi?» dissero i truffatori «così le metteremo i nuovi abiti proprio qui davanti allo specchio.» L'imperatore si svestì e i truffatori fìnsero di porgergli le varie parti del nuovo vestito, che stavano terminando di cucire; lo presero per la vita come se gli dovessero legare qualcosa ben stretto, era lo strascico, e l'imperatore si rigirava davanti allo specchio.

«Come le sta bene! come le dona!» dissero tutti. «Che disegno! che colori! È un abito preziosissimo!»

«Qui fuori sono arrivati i portatori del baldacchino che dovrà essere tenuto sopra Sua Maestà durante il corteo!» annunciò il Gran Maestro del Cerimoniale.
«Sì, anch'io sono pronto» rispose l'imperatore. «Mi sta proprio bene, vero?» E si rigirò ancora una volta davanti allo specchio, come se contemplasse la sua tenuta.

I ciambellani che dovevano reggere lo strascico finsero di afferrarlo da terra e si avviarono tenendo l'aria, dato che non potevano far capire che non vedevano niente.

E così l'imperatore aprì il corteo sotto il bel baldacchino e la gente che era per strada o alla finestra diceva: «Che meraviglia i nuovi vestiti dell'imperatore! Che splendido strascico porta! Come gli stanno bene!». Nessuno voleva far capire che non vedeva niente, perché altrimenti avrebbe dimostrato di essere stupido o di non essere all'altezza del suo incarico. Nessuno dei vestiti dell'imperatore aveva mai avuto una tale successo.
«Ma non ha niente addosso!» disse un bambino. «Signore sentite la voce dell'innocenza!» replicò il padre, e ognuno sussurrava all'altro quel che il bambino aveva detto.

«Non ha niente addosso! C'è un bambino che dice che non ha niente addosso!»
«Non ha proprio niente addosso!» gridava alla fine tutta la gente. E l'imperatore, rabbrividì perché sapeva che avevano ragione, ma pensò: "Ormai devo restare fino alla fine." E così si raddrizzò ancora più fiero e i ciambellani lo seguirono reggendo lo strascico che non c'era.

mercoledì 7 marzo 2018

Esopo: favola

Di tutti i membri del Corpo, e del Ventre. 143.
Le mani ed i piedi accusarono il Ventre, che tutti i lor guadagni egli si mangiava, e gli comandarono, che, o tu fatica, [p. 183 modifica]overo non domandare più da mangiare. Il Ventre più volte dimandò da mangiare, e le mani glie lo negarono. Essendo esausto il Ventre, tutti i membri cominciorono a mancare. Allora le mani gli vollero dar da mangiare; ma fu tardo, perchè il Ventre non puotè più mangiare, e così i membri avendo invidia al Ventre, si morirono tutti insieme con lui.
Sentenza della favola.
Moralità. La compagnia dei membri, e del Ventre, sono come l’umana società. Il membro ha bisogno dell’altro membro, e lo amico ha bisogno dell’amico, però dovemo ajutarci l’un l’altro, perchè le ricchezze, e gli onori non bastano, ad un uomo, ma ha bisogno degli amici ancora.