mercoledì 23 novembre 2011

caregiver


Eventi stressanti ci colpiscono almeno una volta nella vita. Non sono solitamente dannosi in quanto l’organismo reagisce positivamente a condizioni temporanee di stress. La situazione peggiora quando lo stress diventa cronico, a causa di una routine lavorativa che spezza l’equilibrio dei tempi pausa-lavoro. Se a questo si aggiunge che l’individuo in questione deve quotidianamente bilanciare l’impegno lavorativo col ménage familiare, la situazione si complica ulteriormente.
Ipotizziamo adesso che la donna in questione, perché’ di donna si tratta in un contesto sociale che, pur emancipandola a livello lavorativo, le attribuisce ancora l’incombenza dell’organizzazione familiare, abbia la necessità di prendersi cura di un soggetto fragile, quale un portatore di handicap gravissimo.
-(NOTA: I telomeri sono porzioni di DNA situate al termine di ogni cromosoma e hanno il compito di proteggere i cromosomi durante la divisione cellulare. Dopo ogni divisione, il telomero si accorcia fino al punto in cui non è più in grado di svolgere efficacemente il suo compito; in questo caso le cellule si riproducono in modo non ottimale, generando l’invecchiamento. E.S. Epel (università di California, San Francisco) e il suo gruppo di ricerca hanno studiato gli effetti dello stress psicologico sulle modalità dell’accorciamento dei telomeri e sull’invecchiamento dell’organismo.
Lo studio ha preso in esame trentanove donne in premenopausa con figli malati di patologie croniche e diciannove donne dello stesso range di età con figli sani, come gruppo di controllo. I livelli di stress sono stati misurati con questionari standard, mentre la lunghezza dei telomeri è stata rilevata prelevando campioni di sangue.
Nelle quattordici donne con il maggior livello di stress, la lunghezza media dei telomeri è stata pari a 3110 unità, contro 3660 delle quattordici donne con i livelli più bassi di stress. Dal momento che negli adulti l’accorciamento medio è pari a 31-63 unità l’anno, una diminuzione di 550 unità equivale, secondo i ricercatori, a un invecchiamento di 9-17 anni. Secondo E.H. Blackburn, che ha partecipato alla ricerca, questi risultati possono avere implicazioni importanti per la cura della salute, dal momento che l’accorciamento dei telomeri è connesso alla morte prematura da patologie cardiovascolari e infezioni.)-
Dunque lo stress è in grado di influenzare pesantemente la salute e la malattia- Il problema dello stress, in tutti i Paesi dell'Unione Europea, colpisce il 10% della popolazione, per un totale di circa 40 milioni di persone (ma il dato è sottostimato) e che rappresenta la prima causa di malattia riferita dai lavoratori. Insegnanti, medici, infermieri, poliziotti sono quelli più vulnerabili. "Il fenomeno è in crescita - spiega Sergio Iavicoli, direttore del Dipartimento di Medicina del lavoro dell'Ispesl - soprattutto tra le persone che si prendono cura degli altri e che non sono supportate da un'organizzazione del lavoro sufficientemente strutturata per aiutarli. In Italia si registrano, ad esempio, forti disagi fra gli infermieri di cui nel nostro Paese c'è una forte carenza e che spesso sono sottoposti a turni massacranti e a organizzazioni non sempre adeguate".
Ma in generale è sotto pressione, spiegano gli esperti, tutto il personale della sanità, medici compresi, così come quello della scuola. Non è un caso che alcuni tra i più gravi incidenti nel nostro Paese siano avvenuti il venerdì, giorno della settimana in cui il fattore stress è particolarmente evidente". Se lo stress colpisce donne che si dedicano alla assistenza continua di figli gravemente ammalati ma anche lavoratrici , prevalentemente insegnanti e medici, viene da chiedersi come mai la proposta legislativa sul pensionamento anticipato, bloccata dal Senato perché incostituzionale, abbia escluso dai benefici proprio questi comparti. Un nonsense inspiegabile logicamente.
La Dott.ssa Paola Vinciguerra, Presidente di EURODAP Associazione Europea Attacchi di Panico afferma che le situazioni di rischio stress per le donne sono tre volte maggiori rispetto a quelle di un uomo. Un affermazione quasi scontata che però assume una certa rilevanza in questo periodo in cui si ricordano i diritti faticosamente conquistati dalle donne, il diritto al lavoro che ha portato alla donna che oggi conosciamo, spesso divisa tra carriera e famiglia. In un’intervista rilasciata dalla Dott.ssa Vinciguerra si mette in primo piano la figura di una donna lavoratrice e madre di famiglia che si ritrova ad affrontare situazioni di forte stress e di conseguenza è più soggetta alle conseguenze negative ,tra cui attacchi di panico.
Un figlio disabile richiede costantemente l’appagamento dei bisogni primari, essendo incapace di assolverli in modo autonomo a causa di funzioni motorie o abilità’ cognitive gravemente compromesse. In una situazione come questa, diventa estremamente difficile conciliare i ritmi lavoro–famiglia e il costante controllo di un equilibrio precario determina una condizione cronica di stress. Se alla questione si proponesse una soluzione convenzionale, seppur non etica, si potrebbe indegnamente proporre i servizi d’istituzionalizzazione sul territorio, che potrebbero supplire a bisogni specifici pur richiedendo allo stato il pagamento di ingenti somme.
La Convenzione dei diritti della Disabilità recita che la famiglia è il naturale, fondamentale nucleo della società e merita protezione da parte della società e dello stato, e che la persona con disabilità e i membri della loro famiglia dovrebbero ricevere la massima protezione e assistenza per permettere di contribuire al pieno e uguale godimento dei diritti della persona con disabilità. Il testo affronta tra l’altro anche il diritto a vivere nel proprio ambiente che si traduce con un no a strutture di ricovero e istituti speciali, i cosiddetti “ghetti” denunciati da molte associazioni. Conciliare il diritto del disabile grave a vivere nel proprio nucleo familiare e il diritto-dovere della famiglia, non solo ad accoglierlo e a sostenerlo, ma anche a essere supportata da uno Stato presente, è un atto di civiltà’ dovuta, così come auspicato dalla Convenzione dei diritti della Disabilità, cui l’Italia ha aderito.

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