giovedì 25 novembre 2021

Fra un mese è Natale

 Ecco non scrivo più tanto, cioè è tanto che non scrivo più. Questa settimana con Gigi al Sollievo e Giovanni al San Carlo, mi sono promessa di scrivere.

Piove, questa mattina tutta di corsa, per riuscire a telefonare in reparto e andare a fare la spesa. Fa freddo, vorrei stare altrove, ma va bene così.

Un anno fa io e Gigi eravamo in pieno Covid, non sentivo odori e sapori, Gigi aveva la febbre, ma abbiamo risolto e vinto l'infezione. Anche se Gigi è rimasto positivo fino a metà gennaio e ha avuto tanta tosse, anche se apparentemente stava discretamente.


E' una brutta bestia, il Covid, Non bisogna prenderlo sottogamba. E sinceramente detesto e non capisco chi non si vuole vaccinare.

Dopo due anni siamo sempre impestati dal  virus, anche per colpa dei negazionisti.

E fra poco torneranno nuove limitazioni.

Spero, mi auguro, che la ragione prevalga sull'egoismo e all'ignoranza, ma come scrisse Bonhoeffer, alla stupidità non c'è rimedio.


mercoledì 19 maggio 2021

Appunti periodo Covid pre e post

 

Punti di debolezza e punti di forza dopo la pandemia.

1.      Prima della pandemia: PEI sperimentazione lg 112 presso case famiglia o nei casi più gravi sperimentazioni presso RSD,   con rientro CDD di appartenenza. Tempi da 5gg a 2 settimane, anche 1 mese.

Punti di debolezza: delibera del 2 agosto 2018 sui titoli sociali che prevede ISEE ordinario per godere dei contributi, anche per i disabili.  Lg 112 prevede ISEE sociosanitario .

PEI condiviso con le famiglie. Uscite, contatti con il quartiere ove ubicato il CDD, partecipazione alla vita del Municipio di appartenenza del CDD.

2.      Durante la Pandemia NULLA.  Dopo il lock down di 2 mesi il 4 maggio ministro determinava la riapertura dei CDD. Regione Lombardia recepiva le riaperture il 9 giugno con DGR, ma in attesa delle regole per le riaperture i CDD hanno di fatto riaperto a metà luglio 2020. Con pochissimi utenti effettuato collegamenti ZOOM dopo varie insistenze, oppure individuali skype , ma dopo molte insistenze e cmq dopo maggio.

 

3.      A settembre 2020 ripresa delle attività limitate in bolla nei CDD con orari sfalsati, doppi turni e tempo ridotto, non 7 ore ma 6 ore, alcuni. Altri 3gg la settimana, altri apertura a scaglioni part-time a rotazione solo mattino o solo pomeriggio.

4.      La frequenza  in questo periodo fino al mese scorso NON è stata mai al 100% ma sul 70% in alcuni casi.

5.      Molte  famiglie spaventate per le possibilità di contagio hanno tenuto in casa i ragazzi.

6.      Vaccinazioni iniziate in Don Gnocchi a  marzo 2021 , negli altri CDD da metà aprile.

7.      Ad oggi il 98% degli utenti ed operatori nei CDD  e le famiglie, sono vaccinati ma vige ancora la DGR del 9 giugno 2020, quindi distanziamenti triage, tamponi, presidi sanitari, BOLLE in cui le attività sono svolte in modalità provvisoria, nessun contatto esterno.

8.      Le prospettive per la ripartenza devono tenere conto del diffuso  disagio delle famiglie e dei disabili .E’ come pretendere che chi ha avuto 2 gambe rotte faccia la maratona.

9.      Ripartire dalle famiglie e riprendere la 112 per cui sono stati stanziati fondi non utilizzati.

10.   Rifare i PEI con la partecipazione delle famiglie.

11.   Riprendere i contati con i municipi di riferimento e le attività inclusive con le scuole che fornivano un punto di forza per l’inclusione.

12.   Sollecitare Regione per una nuova delibera che preveda il superamento delle bolle e dei distanziamenti.

13.   Rivedere la delibera sui titoli sociali di agosto 2018.

14.   Dare strumenti alle assistenti sociali di zona, ora decentrate nei municipi, per dare effettivo sostegno. Anche per la distribuzione delle liste di attesa nei vari centri diurni (sfa/cse/cdd).

 

Nel 2020 non sono state organizzate le Vacanze sollievo. Sono stati stanziati dei voucher ma è compito delle famiglie trovare la cooperativa di riferimento. Che devo anche stilare un PEI.I voucher sono solo per chi ha ISEE familiare sotto i 40 mila €. Tutti gli altri inutile fare domande.

Importanza del distacco familiare, nella prospettiva del dopodinoi.

La compartecipazione alla spesa durante la pandemia è stata sospesa, ma al marzo 2020 è stata approvata una delibera che raddoppiava la compartecipazione (da 32€ a 54,€ da 102€ a 198€) eccetera.

Anche questa manovra è stata poco intelligente e per niente gradita. Disincentivante.

mercoledì 12 maggio 2021

Tutti Vaccinati ma non cambia nulla nei CDD


 


In relazione alla circolare Ministeriale  del 9 maggio 2021 ,che riapre le visite parentali , si ravvede e si auspica un atteggiamento diverso nei confronti degli Utenti dei nostri 5 CDD   dove si ottempera alla DGR del 8 giugno 2020.



Nonostante TUTTI gli Utenti siano stati vaccinati (compiendo ciclo completo) TUTTI gli Operatori siano stati vaccinati , compiendo ciclo completo, Tutti i familiari siano stati vaccinati , compiendo ciclo completo, si attuano a tutt'oggi le disposizioni previste da una DGR di 1 anno fa quando ancora non erano previste le condizioni di vaccinazione e immunizzazione.

Altro argomento da trattare è il SOLLIEVO: per accedere al sollievo risulta indispensabile un soggiorno di minimo 20 gg dei quali 10 in isolamento in camera e gli altri in reparto, escludendo contatati col CDD di appartenenza.

I progetti della 112/ 2018 ancora in corso, risultano così bloccati, per l'impossibilità di alternare sperimentazione Residenziale e CDD.

I CDD sono ancora in BOLLA, in numero chiuso, con esclusione e inaccessibilità dei laboratori trasversali.

Gli utenti stanno frequentando 6 ore x 5 gg   in due turni (9-15/10,30-16,30) per mantenere i distanziamenti PUR ESSENDO TUTTI VACCINATI.

Questa disposizione risale all'ottobre 2020 , quando ancora non erano previsti i vaccini. E nonostante siano stati tutti immunizzati la disposizione non è stata superata.


 Regione Lombardia  deve emettere  una nuova disposizione,   diversamente come poter uscire da  che non aiutano certo a crescere i nostri figli. 

Regione Lombardia non può ignorare l'importanza dei PEI , l'importanza dei laboratori nei CDD, se si vietano le organizzazioni tradizionali per contrastare la diffusione della Pandemia, quando non ci sono più le condizioni di contagio e tutti sono vaccinati, perchè non riprendere le attività normali?

mercoledì 24 febbraio 2021

Utile? mah

 Il Fatto Quotidiano del 24/02/2021


Ministero della Disabilità, è utile o discrimina?

Nel governo Draghi torna il dicastero senza portafoglio, creato per la prima volta dall'esecutivo gialloverde. Il presidente della Fand spiega a ilfattoquotidiano.it le priorità da realizzare, dalla continuità didattica per i 270mila alunni disabili a una maggiore attenzione ai progetti di Vita indipendente e alla rimozione delle barriere architettoniche.

di Renato La Cara

Vaccini prioritari per le persone con disabilità e i loro caregiver, potenziamento del Fondo per le non autosufficienze (Fna), più risorse per il Dopo di noi volto a garantire un futuro adeguato alle persone più fragili dopo la scomparsa dei genitori. E ancora: più investimenti per l’inclusione lavorativa, visto che in Italia solo un disabile su tre in età lavorativa ha un’occupazione, garantire continuità didattica per tutti i circa 270mila alunni disabili, più attenzione ai progetti di Vita indipendente e all’abbattimento delle barriere architettoniche soprattutto nel Sud, ma non solo. Sono questi i temi principali in agenda su cui associazioni e famiglie chiedono un impegno concreto alla nuova ministra della Disabilità, la leghista Erika Stefani. Il premier Mario Draghi ha creato un ministero ad hoc, però senza portafoglio, ed è la seconda volta che accade dopo il precedente del governo Conte1. In quell’occasione le organizzazioni, gli operatori del settore e le famiglie si erano divise sulla creazione di un ministero specifico, visto da una parte come “svolta epocale” e dall’altra invece come “rischio flop”. “Le aspettative erano significative ma i risultati per migliorare la qualità delle donne e uomini con disabilità sono stati pochi”, sostiene la Fand (Federazione tra le associazioni nazionali delle Persone con disabilità). Allora l’esponente politico che aveva ricoperto quel ruolo era il leghista Lorenzo Fontana, ministro della Famiglia con delega alla disabilità. La neo-ministra è a sua volta esponente del Carroccio ed è tornata a far parte di un esecutivo dopo l’esperienza nel governo gialloverde, quando dal 1 giugno 2018 al 5 settembre 2019 è stata ministra per gli Affari regionali e le Autonomie. “Non si è mai occupata di disabilità, ci domandiamo dove sia finita la competenza tanto sbandierata per la formazione del governo Draghi?” si domanda il presidente del Comitato famiglie disabili lombarde. Ma al di là di chi ricoprirà il ruolo, a far discutere nei giorni scorsi, dopo che a sollevare il tema è stato il consigliere regionale dem Iacopo Melio, è stata proprio la decisione di istituire un ministero ad hoc che secondo molti sarebbe solo “discriminante” e non apporterebbe veri benefici al mondo della disabilità.

Il nodo vaccini.
Contattato da Ilfattoquotidiano.it, il presidente della Fand Nazaro Pagano ha messo in chiaro quali sono secondo lui gli atti prioritari da realizzare: “Rispetto alla prima esperienza bisogna sicuramente fare meglio, con il potenziamento delle risorse da destinare alle politiche sociali, di cura e assistenza, di sostegno attivo alle persone disabili e le loro famiglie”. Secondo Pagano “con la pandemia ancora in corso, ora il primo punto su cui il nuovo ministro dovrà lavorare con il ministro della Salute e i colleghi del governo è il Piano di vaccinazione, dando effettiva priorità ai disabili e ai loro caregiver”. Il numero uno di Fand, infatti, fa sapere che “insieme ad altre organizzazioni nazionali siamo già al lavoro per organizzare nei prossimi giorni un incontro con la neo-ministra”. In agenda il nodo vaccini, ma anche le tante tematiche che si sono aggravate con la pandemia, “come l’inclusione lavorativa delle persone fragili e il diritto allo studio degli studenti disabili. Diremo alla ministra che nessuno deve essere dimenticato come purtroppo è accaduto in diverse occasioni anche nella prima fase dell’emergenza sanitaria”.

“Potenziare la legge sui caregiver”.
Le conseguenze del Covid, infatti, si sono fatte sentire soprattutto tra le famiglie con persone non autosufficienti a carico. Come in Lombardia, una delle Regioni più colpite durante la prima ondata. “Auspichiamo che possa essere migliorata subito la legge sui caregiver con molte più risorse da destinare, anche perché l’Italia risulta troppo indietro rispetto a molti partner europei“, dice al Fatto.it Fortunato Nicoletti, presidente del Comitato famiglie disabili lombarde. “Chiediamo che vengano aumentati i sostegni economici al Fondo per le non autosufficienze, al momento insufficienti per soddisfare le esigenze delle famiglie”. L’agenda dei temi da affrontare è fitta e molte organizzazioni si sono sentite “tradite” dalle tante, forse troppe, promesse fatte negli ultimi anni. “L’accessibilità, l’eliminazione delle barriere architettoniche, le pari opportunità e l’inclusione sociale sono i grandi fari da seguire con la doverosa attenzione” aggiunge Nicoletti. Secondo il presidente del Comitato “il fatto che Stefani sia una leghista così come il presidente della Regione Lombardia potrebbe essere un aspetto positivo, per poter attivarsi meglio e attuare più velocemente quei provvedimenti che spesso rimangono fermi tra gli uffici dei ministeri romani e il Pirellone”. Nicoletti sottolinea però “che non bisogna creare disuguaglianze territoriali e dare pari dignità e opportunità a qualsiasi disabile a prescindere dal luogo di residenza. La pandemia ha evidenziato che esistono cittadini di serie A e di serie B”.

Gli altri dossier, come il Codice unico fermo da 2 anni.
Le associazioni insistono quindi sul potenziamento del Fna, accresciuto di 90 milioni nel 2020 ma ritenuto ancora troppo esiguo, e soprattutto sulla scrittura del Codice Unico per le persone con disabilità, votato dal Consiglio dei ministri con l’approvazione del decreto Semplificazioni a fine 2018 ma rimasto dopo oltre 2 anni senza contenuti e piani operativi. “Bisogna intervenire subito – ripetono le associazioni contattate – sugli aspetti che sono peggiorati a causa della pandemia e che riguarderanno direttamente o indirettamente il nuovo ministro della Disabilità: il sostegno scolastico, l’assistenza domiciliare, il potenziamento di servizi socio-psico-assistenziali, i Centri diurni per disabili (Cdd), le Residenze sanitarie disabili (Rsd), i progetti di Vita indipendente”.

Un ministero per la Disabilità, le perplessità.
Tutta la partita ora sarà gestita da Stefani, ma le associazioni non sono sicure che un dicastero ad hoc – tra l’altro senza portafoglio – sia la soluzione ideale. Rispetto al primo tentativo del Conte 1 c’è, infatti, maggiore cautela e minore entusiasmo: “La prima volta che fu istituito il dicastero penso che avesse bisogno di un certo rodaggio e di una necessaria continuità amministrativa, dando finalmente concretezza a quelle esigenze e bisogni che tanti di noi del mondo associativo auspicavamo e chiedevamo di realizzare alla politica– dice Pagano della Fand – Vogliamo vedere i risultati piuttosto che gli impegni verbali, noi faremo sempre la nostra parte”. Più duro il giudizio di Nicoletti in Lombardia: “Siamo assolutamente contrari ad un ministro per la Disabilità perché vuol dire certificare una categoria, perché la disabilità deve entrare in ogni ministero con le sue tante sfumature e particolari bisogni”. A suo parere, inoltre, “non è stato prodotto quasi nulla per migliorare per aiutare le famiglie dei disabili e questo purtroppo non fa ben sperare. Francamente siamo stufi delle promesse, la pandemia ha scoperchiato le tantissime fragilità sui temi come quello del diritto allo studio per tutti, assistenza domiciliare, servizi sociali. Ancora una volta sono colpiti i soggetti più deboli in un momento dove bisogna aiutarli”.

I dubbi del Terzo settore sulle competenze di Stefani.
Sullo sfondo ci sono poi i dubbi delle associazioni sulle competenze in materia della neoministra. Stefani non ha un curriculum legato al mondo del Terzo settore, dell’associazionismo che si prende cura dei disabili. Nel 2009 si era presentata alle Comunali come candidata del Carroccio a Trissino, è stata eletta e ha ricoperto le cariche di vice-sindaca e assessore all’Urbanistica. La ‘svolta’ politica c’è stata nel 2013, quando alle Politiche è stata eletta senatrice con la coalizione di centrodestra. Durante la legislatura, è stata vicepresidente del gruppo Ln-Aut dal 15 luglio 2014, membro della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, componente della commissione Giustizia. Inoltre, ha fatto parte della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su violenza di genere; del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa; della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. Era anche membro della commissione di inchiesta sul rapimento e morte di Moro. Alle elezioni del 4 marzo 2018 ha ripetuto il successo delle precedenti Politiche ed è stata rieletta nel collegio uninominale di Vicenza. Poi è approdata, con Conte, al ministero chiamato ad occuparsi dei rapporti con le Regioni. Ora torna sotto i riflettori con l’esecutivo Draghi. Stefani durante la prima esperienza come ministra aveva presentato le iniziative per il turismo accessibile definendole “un’occasione di inclusione sociale”. “E’ l’unico suo riferimento alle persone disabili? Troppo poco” rispondono le associazioni.

 

martedì 23 febbraio 2021

23 febbraio : crochi


 i miei crochi sul balcone. Ci sono giorni che sono l'unica cosa bella da guardare

venerdì 19 febbraio 2021

Comunicato Stampa Fish e Fand incontro con Ministra Stefani

 Disabilità: la neo-ministra Erika Stefani ha incontrato oggi le associazioni Fish e Fand

Si è tenuto stamattina a partire dalle ore 9.00, negli uffici del dipartimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il primo incontro tra la neo- ministra alle disabilità, Erika Stefani e le principali associazioni che si occupano del tema, Fish e Fand.

«È stato un primo incontro interlocutorio quello di oggi», hanno ribadito i presidenti delle due federazioni, rispettivamente, Vincenzo Falabella e Nazaro Pagano: «a cui ne seguiranno molti altri di carattere più operativo, data la portata e l’ampiezza delle sfide e delle istanze che riguardano le persone con disabilità e le loro famiglie». E poi hanno aggiunto: «possiamo dire, per ora, che la ministra, Erika Stefani, ci ha già rassicurato che la settimana prossima incontrerà, ufficialmente, le nostre delegazioni».

Per il momento, come ha dichiarato il presidente di Fish, Vincenzo Falabella, alle agenzie: «abbiamo ottenuto le rassicurazioni sulla priorità che verrà data ai vaccini alle persone con disabilità, alle proprie famiglie, ai caregiver, e agli assistenti personali». E ancora: «nell’immediato futuro, invece, porteremo all’attenzione della ministra i nostri temi e le nostre battaglie, sulle pari opportunità e sull’uguaglianza di genere tra uomo e donna, sull’inclusione scolastica e su quella lavorativa, questioni, tutte, da mettere sul piatto all’interno del Piano nazionale di resilienza e rilancio, anche attraverso il pieno coinvolgimento degli altri ministeri».

E poi lo stesso Falabella ha concluso così: «per poter garantire un futuro e un degno presente a tutti i cittadini e le cittadine di questo Paese. Come abbiamo ribadito qualche giorno fa in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al neo-presidente del Consiglio, Mario Draghi, garantiamo la massima collaborazione nei luoghi deputati, a condizione che si continui sulla strada delle politiche di mainstreaming e non di interventi parziali e segmentati, che riducono la disabilità a una condizione settoriale».

Per saperne di più, sulle nostre attività, visitate il nostro sito internet (dove, tra l’altro, stasera a partire dalle 17 potrete guardare la diretta del webinar sull’inclusione scolastica) e continuate a seguirci sui nostri canali social: https://www.facebook.com/fishonlus e https://twitter.com/fishonlus.

la peer therapy e quanto hanno perso i nostri ragazzi coi lock down

 

Cosa vuol dire (davvero) perdere la compagnia dei coetanei: le conseguenze della scuola chiusa, spiegate bene

(Gianluca Mercuri) Sulla centralità della scuola e sui disagi che nell'ultimo anno abbiamo inflitto a bambine, ragazze, bambini e ragazzi abbiamo letto molto. A ogni lettura resta la sensazione amara di aver rubato a questa generazione anche il presente, dopo aver compromesso gran parte del suo futuro con una montagna di debito e un gap culturale e tecnologico profondo. Stefano Vicari - neuropsichiatra infantile del Bambino Gesù e della Cattolica di Roma - ha curato il libro Bambini, adolescenti e Covid-19 – L’impatto della pandemia dal punto di vista emotivo, psicologico e scolastico, pubblicato da poco da Erickson: una sua lunga intervista all'ottimo sito Orizzontescuola ha il merito di riassumere tutti i temi sul tavolo, e di aggiungere qualcosa di più costruttivo a quell'amarezza. Ci scuote, ci restituisce un'urgenza di agire.

Anzitutto, chiunque abbia figli in età scolare si ritrova immediatamente nella distinzione che fa Vicari tra i due periodi che hanno e abbiamo vissuto:

«Nella prima ondata, il periodo che va da marzo a giugno, abbiamo registrato addirittura una leggera diminuzione dei casi di rilevanza psichiatrica, parlo di ragazzi che hanno manifestato un vero e proprio disturbo mentale, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il tutto è cambiato drammaticamente con la seconda ondata, il periodo che va da ottobre ad oggi, dove invece abbiamo registrato un forte aumento delle richieste di aiuto nell'ordine del 25/30 % in più».

La spiegazione è semplice: nella prima fase, «i ragazzi, in molti casi, hanno vissuto la chiusura delle scuole come un’anticipazione delle vacanze e poi, dato ancora più importante, in quel periodo i genitori erano presenti in casa, siamo stati tutti chiusi in casa. Questo ha avuto una funzione di protezione, anche in quelle situazioni che in altre circostanze sarebbero precipitate. Ad ottobre, invece, la chiusura delle scuole, almeno per la secondaria di secondo grado, ha coinciso con l'assenza dei genitori, che nella maggior parte dei casi avevano ripreso la propria attività lavorativa, e questo probabilmente ha ridotto gli strumenti di difesa dei ragazzi, in qualche modo si sono sentiti più soli. La solitudine è l’aspetto che più frequentemente i ragazzi ci raccontano quando ci raggiungono in ospedale».

Certo che non ci sfuggiva l'importanza della scuola per la socializzazione dei giovani, ma vedere come la spiega un esperto di questo livello fa un altro effetto:

«La scuola è il luogo dove i bambini, e ancor di più gli adolescenti, sperimentano relazioni positive, cioè relazioni con i coetanei, spesso mediate da adulti, che hanno una funzione educatrice molto importante. Chiudere questo tipo di esperienze lascia i ragazzi soli ma anche privi di strumenti per compensare le loro ansie. Se pensiamo a quando noi eravamo adolescenti ricorderemo che ci confidavamo molto di più con i nostri coetanei piuttosto che con i nostri genitori. Questo è un aspetto che si evidenziava maggiormente dai 13/14 anni in poi, dove il confidente principale era il nostro compagno di banco. Oggi questo aspetto è mancato in maniera molto forte ed ha determinato una maggiore fragilità nei ragazzi, soprattutto quelli già duramente provati da altre esperienze o comunque da dei vissuti particolarmente importanti».

Se invece ci sfuggisse il fatto che solitudine e tristezza non sono ragazzate ma hanno riflessi immediati sull'equilibrio psichico, ecco il richiamo che ci serve. Ecco - spiegato bene - quello che si perde senza la scuola:

«Per gli adolescenti la possibilità di confrontarsi in contesti positivi è un aspetto importantissimo. La salute mentale si basa essenzialmente sulla costruzione di relazioni positive, cioè sull'educazione ad una socialità corretta. Questo è un ruolo fondamentale che se non svolge la scuola pochi altri possono svolgere. La vita in famiglia è una vita che si caratterizza, soprattutto per gli adolescenti, con il confronto con altre generazioni, con il senso del limite, della regola e quant'altro. Il rapporto con i pari in alcuni casi diventa quasi terapeutico, esiste un filone di approccio ai disturbi mentali che si chiama peer therapy, terapia condotta con e dai pari, cioè dai coetanei, che acquisisce un ruolo importantissimo nella crescita dei ragazzi. Avere dei leader naturali coetanei che esprimono valori positivi ha un impatto sulla crescita, e quindi sulla salute mentale, altissimo che non può essere sottovalutato».

La didattica a distanza è stata e resta inevitabile in certi contesti, ma è un danno che si può ridurre con strumenti accorti, capaci di renderla perfino utile. Purché non segua lo schema dell'insegnamento dall'alto verso il basso: «Non può essere la lettura del manuale fatta al computer o delle spiegazioni ex cattedra che diventano ex video, sic et simpliciter». E qui Vicari propone con forza il modello della flipped classroom, la classe capovolta, in cui «sono gli stessi ragazzi a proporre gli argomenti che con gli insegnati vengono discussi. Questo comporta un forte coinvolgimento dei ragazzi che non sono solo soggetti passivi di ricezione d’informazioni che vengono da qualcun altro e spesso dall'alto. Bisogna ricordarsi che seguire una lezione tradizionale dal video è molto più difficile, faticoso ed impegnativo. Se non adottiamo delle tecniche che puntino ad un forte coinvolgimento dei ragazzi ne possono risentire anche i livelli di apprendimento».

Nei casi estremi, i danni mentali si riflettono nell'aggressività e nell'autolesionismo: «Purtroppo è una realtà molto diffusa. Gli adolescenti che hanno vissuto, e stanno vivendo, con difficoltà il periodo della pandemia reagiscono frequentemente, come avevo accennato prima, con due modalità: aumento dell’irritabilità, quindi possono diventare anche aggressivi, o al contrario con un forte ritiro sociale manifestando più sintomi di tipo depressivo. Questo secondo gruppo di ragazzi, che si chiude in casa e che non vuole più uscire, perché ad esempio spaventato dalla possibilità di contagiarsi oppure perché trova rinforzato un atteggiamento già preesistente di una certa difficoltà e disagio a incontrare i propri coetanei, probabilmente costituirà l’onda lunga una volta finita la pandemia. Intendo che sarà difficile farli uscire e riprendere un’attività di relazione che la pandemia ha precluso, l'impatto è certamente molto forte. Dall'osservatorio particolare che è il pronto soccorso, registriamo che ogni giorno accogliamo almeno un ragazzo che si taglia, cioè si ferisce volontariamente, o addirittura tenta il suicidio».

È una testimonianza unica, dal campo. Che sottolinea anche il ruolo fondamentale degli insegnanti, scaraventati nell'emergenza senza la necessaria preparazione, esposti al rischio, e capaci comunque di garantire che la scuola in qualche modo non morisse. L'urgenza, alla fine, il professor Vicari ce la riassume in una frase sola: «Non so se questo paese si salverà, ma se si salva è perché ripartiamo dalla scuola».

Da Vita un interessante articolo di Giacobini

 

La leghista Erika Stefani presiederà il ministero per le Disabilità. Un ruolo senza portafoglio ma che dovrà essere trasversale e intervenire sui programmi e sulle norme di tutti gli altri dicasteri, vista la natura del tema che tratta, che investe tutti i momenti della vita civile delle persone. Ecco tutti i nodi da affrontare

Alla fine Salvini è passato all’incasso non solo ottenendo il ministero per le Disabilità (questa volta non abbinato alla famiglia che viaggia assieme alle pari opportunità), ma piazzando per la terza volta uno dei suoi: dopo Fontana e Locatelli si apre l’era di Erika Stefani (foto).

E sia. Al neoministro vanno, senza ironia né obtorto collo, i nostri migliori auguri ché ne ha bisogno eccome viste le innumerevoli istanze irrisolte ancora su piatto complice l’immobilismo e il rallenty degli ultimi anni e lustri.

Può anche essere che, complice la contestuale autorevolezza di Mister Draghi e la annunciata elevata qualità tecnica della nuova compagine governativa, riesca in una sfida per ora imbattuta. Non cadremo nell’inganno di alzare l’indice contro il fatto che si tratta di un Ministero senza portafoglio. È argomento troppo basico - nemmeno del tutto vero o tecnicamente significativo - per distrarci dal nocciolo di analisi più sensate e anche più radicali.

La disabilità è un tema trasversale che investe tutti i momenti della vita civile e quindi il ministro più che avere un portamonete dovrebbe riuscire a ravanare nei portafogli dei colleghi, a intervenire sui loro programmi, a incidere sulle norme che, ordinariamente o straordinariamente, riguardano tutti i cittadini. Le persone con disabilità e le loro famiglie sono cittadini, non una parte di essi, non un nucleolo a cui dedicare, quando va bene e con tempi biblici, solo leggi speciali.

il primo banco di prova è proprio in PNRR (Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che sulla disabilità è dannatamente debole e deludente. Lo è sul tema del lavoro, dimentico, ad esempio, dell’esclusione vissuta dalle persone con disabilità intellettiva e relazionale e del necessario ripensamento in queste direzioni dei servizi per l’impiego. Lo è sulla non autosufficienza fenomeno che investe e spesso devasta le famiglie e i caregiver sovraccaricandoli, impoverendoli, marginalizzandoli.

Lo è nella sostanza sulla scuola, una scuola differente e generativa di esperienze nuove. È assente sul versante sull’accessibilità dell’innovazione tecnologica, dei trasporti, della qualità urbana, della cultura, del turismo. E lo è nella sanità. Quelle grandi riforme che si prospettano per il Paese e per i suoi cittadini non sono permeate da una assunzione della disabilità come elemento da considerare in qualsiasi progetto sociale. Nel PNRR troviamo qualche riferimento alla “residenzialità”, a cohousing, ma ad essere malfidenti non si può non temere che sia il solito “dopo di noi” di cartongesso, quello che divide vecchie strutture o comunità da 20, 50, 100 posti in alloggi da 4, con separé appunto di cartongesso, ma senza alcuna visione, senza investimenti per risorse professionali che possano accompagnare e garantire una vita dignitosa, una vita adulta, o il diritto ad invecchiare. Troviamo nel PNRR anche accenni alla vita indipendente, ma quando i relativi progetti usciranno lo sperimentalismo che divide le persone con disabilità in quelle di serie A e di serie B?

E dopo aver incalzato sul PNRR la neoministro dovrebbe avere la forza, ed essere messa nelle condizioni di farlo con robuste deleghe, di affrontare da pari i colleghi.

Lì ce n’è per tutti. Con Patrizio Bianchi (istruzione) dovrebbe gestire la patata bollente delle nuove Linee guida per l’inclusione scolastica, malamente approvate dal suo predecessore e causa di fortissime riserve e proteste fra le famiglie e gli operatori più sensibili, con il comitato #NoEsonero che sembra un fiume in piena a cui dare risposte veloci e convincenti. Ma a parte questa emergenza dovrebbe porre come nuovo traguardo l’opportunità che la scuola diventi luogo che accompagni alla transizione alla vita adulta, che consenta di sperimentare, di vivere esperienze vocazionali, di avvicinarsi al territorio, al contesto di riferimento contaminandosi e generando una più diffusa comunità educante.
Con Andrea Orlando (lavoro) e con Elena Bonetti (pari opportunità e famiglia) dovrà trovare una intesa sulla gestione dei fondi attualmente disponibili e su quelli futuri: fondo non ausufficienze, fondo per le politiche sociali, fondo caregiver, fondo per il “dopo di noi”. Non di rado in passato la diffusa competenza, le incerte attribuzioni e la dissonanza di visioni ha prodotti ritardi insostenibili e produzioni normative traballanti. E con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di questioni aperte ce sono molte altre, ad iniziare dalle Linee guida sull’inclusione lavorativa previste nel 2015 e ancora lettera morta segnale del conto in cui tengano le politiche attive per il lavoro; alla correzione dello strumento dell’ISEE che ancora considera patrimonio le pensioni e le indennità accantonate per un temuto domani; al ripensamento dello strumento del reddito di cittadinanza che non considera la disabilità come elemento di impoverimento, al riforma dei criteri di riconoscimento della condizione di disabilità; alla infrastrutturazione rapida di un servizio sociale nazionale. E questo solo per iniziare il cammino verso un welfare differente, generativo, equo in cui comandino le soluzioni e i progetti personali e non l’ansia della compartecipazione.
Con Speranza (salute) la Stefani avrà l’imbarazzo della scelta, ma se tiriamo la paglia la prima che esce è lo stato di attuazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, non solo nella parte, ancora lontanissima dall’essere applicata in modo omogeneo e certo, della fornitura degli ausili, ma anche della presa in carico delle disabilità complesse, delle malattie rare, delle patologie cronico degenerative, del decadimento cognitivo, dei servizi di prossimità e domiciliari.
Corro veloce su altri ministri, per non tediare il Lettori. Con Lamorgese (interni) dovrebbe riprendere il tema dell’esercizio del diritto di voto (che ha ancora molte falle) e quello, oggi totalmente ignorato, dell’esercizio di ruoli politici e di amministratori locali di persone con disabilità. Con lo stesso ministro andrebbe aggredita la vergogna delle violenze e degli abusi sugli anziani e sulle persone con disabilità, tema da affrontare anche con la collega delle pari opportunità (Bonetti) giacché investe in modo significativo le donne con disabilità.
Marta Cartabia (giustizia) dovrebbe chiedere conto di quale fine abbiano fatto gli uffici di prossimità, oggetto di finanziamento di un ormai datato PON e che dovevano aiutare i cittadini in alcuni procedimenti come quello dell’amministrazione di sostegno. Su quest’ultimo istituto andrebbero uniti gli sforzi dei ministeri affinché la sua revisione, che ormai giace da tempo in Parlamento, approdi in gazzetta ufficiale.
Ma per questo va aperta una collaborazione anche con Riccardo D’Incà (rapporti col Parlamento). A lui, già che si siamo, va anche rammentato che langue al Senato un disegno di legge pseudo-unificato sul sentito tema dei caregiver familiari. Se si buca l’approvazione, sarebbe la seconda legislatura che non riesce a produrre l’attesa risposta normativa. Ed è uno schiaffo a milioni di famiglie, in particolare a madri e sorelle visto che nel lavoro di cura c’è anche un evidente macigno di genere.
Anche alla porta di Enrico Giovannini (infrastrutture) toccherà bussare con insistenza. I trasporti, le città, le abitazioni delle persone con disabilità richiedono un intervento talora di emergenza. Serve una visione che assuma il principio della progettazione universale. Servono risorse non residuale ed è necessario che ogni centesimo speso in infrastrutture tenga conto che devono poter essere usate, in condizione di pari opportunità, da ciechi, anziani, persone con problemi motori o cognitivi per rendere le nostre città a misura di tutti. Oggi non è ancora così. Le stesse riflessioni vanno riportate a Vittorio Colao: le nuove tecnologie devono essere una opportunità non generare nuove barriere, nuovi ostacoli o complicazioni.
Con Brunetta (pubblica amministrazione) c’è una prateria su cui cavalcare in più direzioni. Quella di chi lavora nella pubblica amministrazione e che può trovarsi in una situazione di fragilità, e quella del rapporto fra pubblica amministrazione e cittadini. Ad esempio un tema da lasciare cadere sul tavolo è quello dello SPID e della praticabilità dello stesso anche per le persone con disabilità complesse. Va poi rilanciata una nuova stagione di semplificazione amministrativa di cui davvero si sente in bisogno.
Alla Dadone (politiche giovanili) va rammentato che fra i giovani di sono anche ragazzi e ragazze con disabilità e che bisogna attrezzarsi di conseguenza, senza soluzioni speciali o a parte.
Osso duro Daniele Franco (economia), non certo per il profilo della persona e del tecnico, quanto per la posizione che ricopre e per la complessità delle questioni aperte. Governa sicuramente le risorse, la loro destinazione e il loro investimento. Ma è con quel dicastero che vanno elaborate soluzioni che ci permettano di superare impasse ormai croniche, quali ad esempio, la copertura di importanti riforme o progetti come quelle sui caregiver per dirne una.

Insomma, Erika Stefani, anche senza portafoglio di opportunità ne ha eccome. Dipenderà da lei, dipenderà da Draghi e dipenderà dal resto di Governo se si riuscirà a cambiare rotta.

sabato 2 gennaio 2021

Resilienza?


 Che brutta la "resilienza" , siamo obbligati a resistere senza reagire. Ingoiando rospi e serpi per non creare ulteriori conflitti.

Resilienza nei lockdown, Siamo costretti a stare in casa.  Resilienza ai tamponi positivi o falsi/positivi, che ti creano problemi soprattutto se sei asintomatico e se la situazione dura da 2 mesi senza sbocchi. Resilienza alle mascherine che con gli occhiali sono micidiali: appannamento immediato e mancanza di respiro.

E resilienza alle situazioni dove non ci sono vie d'uscita al momento e stressano. Si spera in un anno meno allucinante.  Le conseguenze psicologiche di questa situazione si sentono alla grande.


Cerco di resistere, ma spesso hai la sensazione di soffocare.

La grande tristezza per la morte della zia Carla. Si è spenta in 15 giorni di Covid.  Mi aveva telefonato dall'ospedale: "Pucci, mi sono infettata...." Povera Carla. Non meritava una fine così. 

Nessuno meritava una fine così atroce.

Confido nella ripresa, E' indispensabile. La ripresa dei rapporti umani reali, non virtuali. 


Un grosso augurio di forza, di serenità e di salute a tutti.


Pinuccia