sabato 11 giugno 2016

Perchè no alle privatizzazioni della disabilità



Leggo da redattore Sociale: Due candidati e due programmi che esprimono visioni opposte dello stato sociale. Su casa, disabilità, terzo settore, anziani, immigrati e luoghi di culto, Beppe Sala(centrosinistra) e Stefano Parisi (centrodestra) sono diversi su tutto.
Per Stefano Parisi è centrale il sistema dei voucher: ossia degli “assegni” destinati alle persone o alle famiglie che hanno bisogno di un servizio (dagli asili nido all’assistenza domiciliare) e che possono esseri spesi scegliendo l’ente o la cooperativa sociale in una lista tra quelle accreditate dal comune.
Per Beppe Sala, invece, conta di più il ruolo di regia che l’amministrazione può svolgere nella gestione dei servizi, che vengono erogati direttamente dal comune, dai privati o dal terzo settore alle persone che li chiedono. I programmi dei due candidati alla poltrona di palazzo Marino che vanno al ballottaggio, contengono poi sui singoli temi ricette particolari.
Sulla disabilità Parisi innanzitutto annuncia un piano per il “completo abbattimento delle barriere architettoniche” e 

“l’attuazione delle norme che prevedono che il 5 per cento degli appalti di comune e aziende partecipate sia garantito a

 cooperative sociali di tipo B che danno lavoro a persone svantaggiate e con disabilità fisiche e mentali”.


 Per Sala sarà fondamentale invece creare l’accessibility manager del comune (tendenzialmente della città metropolitana), che avrà il compito di coordinare tutti i progetti e le realtà che si occupano di disabilità. E istituirà una consulta dell’accessibilità “che coinvolgerà associazioni, commercianti, ordini professionali, università, operatori turistici e culturali”.




Per noi che viviamo in prima persona la disabilità, i voucher sono una mannaia, è importante che il Comune sia sala di regia e indichi il percorso educativo e  il progetto di vita insieme alle famiglie.
Penso a quei genitori  che  per scaricarsi la coscienza della poca presenza riempiono di soldi le tasche dei bambini .
I disabili hanno necessità di essere seguiti e indirizzati verso un percorso di vita,  verso la vita indipendente, verso la presa in carico da parte della società intera.

E ancora sui CDD: noi a Milano ne abbiamo 15 comunali e 21 convenzionati, I 15 comunali sono un patrimonio metropolitano di cultura e presa in carico. Non svendiamo il nostro patrimonio, non svendiamo i nostri ragazzi,  hanno diritto come tutti di vivere nel loro contesto, nella loro Zona, ora Municipio. Favoriamo l’integrazione, non vogliamo che siano svenduti agli enti gestori.
Stiamo provando sulla nostra pelle cosa significa appaltare ai privati. Lo stiamo vivendo con le Vacanze dei disabili, gestite da cooperative. E vediamo anche la poca trasparenza delle gestioni private.



2 commenti:

  1. C'è il problema della concorrenza.Se non metti i gestori in concorrenza, si comporteranno come enti statalizzati: costi altissimi, efficienza bassissima, tutte le tutele per i lavoratori, nessuna tutela per gli utenti. Non credo che i CDD gestiti dal comune siano quei modelli che dipingi. E' necessario privatizzare e non creare questi enti gestori parastatali che spendono risorse in stipendi di dirigenti, in convegni e in consulenze lasciando al quasi sbando gli utenti.

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  2. non sono assolutamente d'accordo. I CDD comunali sono una risorsa anche culturale, una risorsa del territorio. Non è per niente vero che gli enti gestori tutelino i lavoratori, anzi !! I lavoratori sono più tutelati nel pubblico il privato sfrutta i lavoratori e gestisce i disabili con il minimo costo. Senza contare che allo sbando i disabili e le famiglie sono nei privati se non c'è controllo da parte del Comune che deve essere la concorrenza!

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