domenica 11 febbraio 2024

Addio ad Antonio Giuseppe Malafarina

 

Addio ad Antonio Malafarina: maestro di parole e idee amico degli InVisibili

di Simone Fanti

Il giornalista, collaboratore del blog InVisibili del Corriere della Sera e di numerose altre testate, è morto all’età di 54. Da febbraio 2013 era direttore di Superando.it

Addio ad Antonio Malafarina: maestro di parole e idee amico degli InVisibili
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Antonio Giuseppe Malafarina è morto all’età di 54 anni. È stato collaboratore Corriere della Sera: sulle pagine del blog InVisibili.corriere.it ha raccontato e affrontato il tema delle disabilità. Nel 1988 un tuffo in mare lo rese tetraplegico. Negli anni ’90 ha iniziato a testare programmi di riconoscimento vocale per l’uso del pc a voce, e ha collaborato con giornali e tv per promuovere l’importanza del vivere. Quindi la nascita del progetto Dama presso l’ospedale San Paolo di Milano e la partecipazione con lo staff dell’istituto Besta per la salute e la disabilità. Nel 2007 ha pubblicato con Minnie Luongo «Intervista col disabile» per far luce sulla disabilità come realtà collettiva. Ha scrive su Italia OggiVivere in ArmoniaBenEssere, delle edizioni San Paolo. Da febbraio 2023 era direttore di Superando.it. Ha pubblicato libri di poesia e aforismi

Ciao Antonio, sei scappato via così, sfuggito alla vita in un attimo. Senza la possibilità di un ultimo saluto, senza l’occasione di cogliere un ultimo motto e un’idea illuminante, senza proferir parola. Tu che di parole eri maestro. Cesellate come pietre di fiume da una corrente di pensieri. È mezzogiorno di una domenica, in un giorno piovoso, dopo la messa e tu ora non ci sei più. Non riesco a dirti addio, perché addio non è. Il tuo pensiero pungente, acuto e profondo aveva vinto su un corpo fragile e immobile e ora supera anche la morte fisica. Se tu fossi qui forse ora mi sveleresti in confidenza che hai risolto il quesito della ragione che ti tormentava da un po’ e che ti faceva chiedere dell’esistenza di Dio, combattuto tra fede, rabbia contro il destino, e caparbia aderenza alla realtà. La stessa ostinazione del rimanere aggrappato alla vita nonostante tutto con la barra sempre sicura verso la testimonianza dell’ «importanza del vivere».

Una vita, la tua, aggrappata a sottili fili di seta, come il foulard che ti ricordo sempre al collo. Non c’è che dire l’eleganza non ti è mai mancata. Un dandy attorniato da donne che seducevi con la potenza e la bellezza delle tue parole. A inizio dicembre una crisi, una delle tante a cui avevi abituato i tuoi medici e soprattutto i tuoi genitori. Momenti che hai raccontato su InVisibili, regalando tutto te stesso ai lettori, come sempre: «Ricordo chiaramente una notte in cui mi trovo letteralmente in fin di vita» scrivevi nel post di Natale. «Mi ero già trovato in una condizione simile anni fa: siamo di nuovo qui, a fronteggiarci… Cos’è la morte? Non lo so. Ma so benissimo che cosa la precede. Non bello. Non bello. Ne ho tante versioni».

Ti pensavamo eterno, coriaceo nella tua testardaggine e tu ci facevi sentire parte del tuo mondo svelandoci le tue intime paure: «Ti senti debole e spaventato», scrivevi. «La psiche ha paura, anche se tu sei la roccia che tutti pensano che sia». Già, anche quando un’amica della Fondazione Mantovani Castorina, di cui eri presidente onorario, mi aveva detto che «ti stavi lasciando andare» ho pensato «non è possibile». Avevamo mille cose da fare: il Festival delle abilità nel parco della Chiesa Rossa su cui hai lasciato un’impronta indelebile, la mostra per il decennale della scomparsa di Franco Bomprezzi, il premio giornalistico Cernuschi che ci hai aiutato a creare e a cui hai dato anima. E poi tutti i progetti in cui eri coinvolto: la direzione di Superando, Diwergo, il Dama, gli avatar e la tecnologia…

Amico no, non dovevi andartene! Troppo presto, lo spettacolo non si è ancora concluso. Abbiamo ancora da fare, mille battaglie contro un arretramento dei diritti delle persone (anche quelle con disabilità) erosi nel tempo; mille e una accesa discussione come abbiamo fatto per anni, mille riflessioni da chiudersi con una tua frase. Dobbiamo ancora vedere avverarsi la tua profezia e il tuo sogno che avevi sintetizzato in un aforisma: «Inclusione è una parola magica. Quando esiste svanisce». Dovevamo vedere questa magia insieme, ricordi? Questa volta ti devo rubare la frase con cui chiudevi tutte le tue mail. Un sorriso. Anche se, oggi, siamo molto più soli. Qui tutti i suoi articoli su InV isibili.