martedì 9 aprile 2013

Riflessione sulla ipotesi di partecipazione alla spesa


Mi capita di dover ragionare con persone incompetenti,  mi capita di dover arrabbiarmi con persone pseudo competenti, ma solo piene di boria e di parole.
E poi ancora trovarmi in un gruppo che vive la disabilità in varie forme, chi in prima persona, chi familiare, e trovarmi davanti a muri di incomprensione.
Io sostengo e continuerò a sostenere che le disabilità sono diverse. Non si può paragonare una disabilità fisica a una disabilità psichica. Meno che mai una disabilità fisico-sensoriale, ad una psichica.
Se un disabile è in carrozzina per recarsi al Centro ha diritto al trasporto gratuito, e se  questo tragitto deve essere compiuto dai familiari per garantirgli la frequenza, questo fino ad ora era un diritto riconosciuto dal Comune di Milano, con un rimborso delle spese di benzina in base al reddito familiare.
Ora nei CDD Milanesi c’è una notevole varietà di disabilità, per lo più sono disabili fisici, ma a causa delle liste di attesa bloccate da 2 anni, parecchi disabili psichici e sensoriali  che avrebbero dovuto frequentare gli SFA/CSE, sono stati dirottati ai CDD.
Sarebbe doveroso fare un censimento delle tipologie di disabilità e indirizzare i disabili verso il servizio più idoneo a loro. Non ha senso che chi ha solo problemi relazionali venga trattato allo stesso modo di chi ha problemi fisici, col conseguente contributo Regionale abbastanza alto.
In uno SFA (servizio formazione autonomia) l’intervento è squisitamente educativo, in un CDD è educativo e sanitario.
A prescindere da questa considerazione, non sono assolutamente assimilabili.
Succede così dispersione di interventi e confusione.
Se per un disabile motorio viene richiesto un rapporto di 1:2 per un altro il rapporto può essere più alto.
Se parte un progetto di “sollievo” come “PROGETTAMI” e la struttura è con barriere architettoniche, e non possiede anche requisiti Sanitari, è ovvio che questo servizio non è per tutti.
Un progetto ambizioso che doveva accompagnare il disabile e la famiglia ad allontanarsi dolcemente e gradatamente, si è rivelato un “sollievo”  temporaneo.
E le strutture di “sollievo” per disabili gravi, sono state abolite come finanziamenti, quindi non esistono più e c’è solo posto per i “pronto intervento” , dove il disabile grave può accedere solo per gravi problemi familiari (ricovero del genitore, incidente ecc.)
Chiedere poi un contributo di partecipazione alla spesa uguale per tutti è iniquo e miope. Non tiene per nulla conto delle caratteristiche e peculiarità dei disabili  e delle risorse della famiglia.
Senza contare che mentre per un disabile non motorio non necessitano strutture particolari, per un disabile motorio necessitano sollevatori, pedane, servo scala, aiuti ortopedici, aiuti anche fisici, spese  a carico sempre della famiglia.
Sono mesi che discuto su questi aspetti, ma fanno orecchie da mercante.

1 commento:

  1. Non ho molto da dire, è così. E come sempre chi non vive in prima persona la propria disabilità non può capire. Ci si aspetterebbe almeno una maggiore solidarietà da chi vive situazioni simili anche se non uguali, invece quando alla comprensione in senso più esteso che vuol dire anche attenzione, si sostituisce l'egoismo, allora diventa una lotta tra poveri e in questa condizione chi governa ci sguazza allegramente .... Detto questo non bisogna arrendersi e continuare a dichiarare e denunciare le proprie diversità anche le più scomode!

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