Crisi e disabilità: un nuovo indicatore per misurare il rischio povertà
ROMA. Esiste una stretta correlazione tra povertà e disabilità: una
correlazione che aumenta con l’incedere della crisi, ma che può essere
contrastata in presenza di servizi di assistenza pubblici, capaci di soddisfare
i bisogni delle famiglie. A rilevarlo, con uno studio pilota e altre ricerche
sul tema, è Georgia Casanova, ricercatrice a contratto presso l’Inrca (Istituto
nazionale di riposo e cura per gli anziani) e autrice, insieme a Roberto
Lillini, dell’indagine su ''Non autosufficienza e deprivazione economica:
scelte economiche e gestionali e rapporto di correlazione''. Se infatti da un
lato la “spesa sanitaria pubblica corrente per servizi a gestione diretta”
sembra contrastare l’incidenza di povertà (-0.53), al contrario l’investimento
“in convezione totale” muove a favore di essa (+0.54). E’ questo uno dei dati
emersi dall’indagine 3 anni fa e che presto darà vita a un nuovo indicatore di
misurazione della povertà. Ce ne parla Georgia Casanova, che nel frattempo ha
continuato a osservare e studiare il nostro sistema di welfare, con
un’attenzione particolare ad anziani e non autosufficienza.
Esiste quindi un rapporto tra la disabilità e l’indigenza?
C’è una stretta correlazione tra non autosufficienza e rischio di indigenza: un
rapporto che abbiamo evidenziato con lo studio pilota del 2009, ma che presto
sarà misurabile attraverso gli indicatori territoriali che, con il mio collega
Roberto Lillini, presenterà a metà luglio a Lubiana. In un momento in cui il
sistema di welfare va verso la privatizzazione parziale o totale, il dato
fondamentale è questo: l’unico strumento che contrasta la deprivazione
socioeconomica delle famiglie con un soggetto non autosufficiente è la presenza
di servizi pubblici. L’indicatore sarà in grado di misurare quanto la presenza
di un familiare con grave disabilità comporti il rischio di disagio economico
per la propria famiglia. La strategia attuale di copertura del bisogno può o
meno sopperire a questo rischio. Lo studio pilota è stato condotto su dati
secondari: ora, speriamo di dare alle amministrazioni pubbliche e locali uno
strumento per percepire il rischio anche sul proprio terr itorio.
In cosa consiste il costo della disabilità per la famiglia?
Ci riferiamo a due tipi di peso economico: da un lato, il costo diretto, che
deriva dal pagamento di cure e servizi; dall’altro il costo indiretto, che
consiste nella rinuncia al lavoro cui spesso è costretto chi si cura del
familiare disabile. Questo peso – come abbiamo rilevato – viene sensibilmente
alleggerito nei contesti in cui i servizi sono pubblici. Laddove sono a
pagamento, il rischio di indigenza è più alto, sopratutto in presenza di
redditi medio bassi
Nello studio si riporta il caso della Lombardia: servizi per lo più privati, ma
redditi alti. Anche in questo caso c’è rischio di indigenza.
In Lombardia, come in contesti ad alto reddito, il rischio d’indigenza è più
baso, anche in presenza di un sistema privato di assistenza. In un contesto di
crisi economica, però, com’è quello attuale, il rischio sale notevolmente.
Possiamo dire quindi che le famiglie con disabilità risentano della crisi
economica più delle altre famiglie?
Certamente sì. Soprattutto le famiglie che vivono in contesti in cui i servizi
sono privati e a pagamento
Parliamo però di disabilità grave: quindi, di famiglie che percepiscono
un’indennità. Questo non riduce il rischio?
No, l’indennità è un indennizzo di deficit, ma non mira alla copertura del
bisogno e non mette al riparo dai rischi di impoverimento della famiglia.
Da parte di molte famiglie, c’è la forte richiesta di sostegno alla
domiciliarità: poter assistere i propri cari a casa, con il dovuto supporto,
migliorerebbe la qualità di vita della persone, riducendo i costi per lo Stato.
Cosa ne pensa?
Credo che in questo senso sia particolarmente interessante una nuova tendenza,
presente in Liguria ma anche in altre regioni: le dimissioni protette. Si
tratta di una sorta di sistema misto, in cui la famiglia è subito affiancata da
assistenti familiari selezionate: questa potrebbe essere una buona soluzione
dal punto di vista socioeconomico. (cl)
Nessun commento:
Posta un commento