martedì 14 maggio 2013

l'indifferentismo


Due contadini  traversavano l’Oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi due contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno; dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Quello dice: «Che me n’importa? Unn’è mica mio!».
Questa breve, ma significativa storia è stata raccontata proprio a Milano da Piero Calamandrei, pochi anni dopo l’approvazione della nostra Costituzione. Era un’invettiva contro “l’indifferentismo” quanto mai attuale.
L’indifferenza nei confronti della politica è diffusa e crescente. E se, da un lato, è giustificata emotivamente da un degrado oggettivamente insopportabile dei comportamenti di molte figure pubbliche, dall’altro, credo sia anche una delle ragioni più profonde della sua crisi. Gli avvenimenti degli ultimi mesi, hanno sicuramente alimentato il disinteresse e la disillusione di molti cittadini proprio in un momento in cui servirebbe accrescerne la passione.
Fare politica significa fare delle scelte, precise, competenti e, a volte, anche impopolari. Per riuscirsi bisogna essere vicini alla cittadinanza, pronti ad ascoltare i messaggi lanciati da chi non ce la fa. Lo si dovrebbe fare sempre, a maggior ragione oggi che la crisi non sembra finire e le decisioni da prendere sono decisive per l’economia e, quindi, per la vita delle persone.


quanto è vero questo articolo di don Colmegna!

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