venerdì 22 gennaio 2016

il mio secondo lavoro

a 20 anni
Quando ero poco più che adolescente, papà mi mise un out out: "Se vuoi fare quello che vuoi , vai a lavorare".
L'anno primo in 4° Liceo ero stata bocciata, ma non per mia incapacità, avevo 8 in italiano, latino storia... solo che da maggio alla fine della scuola, avevo bigiato abbondantemente perchè con Lotta Continua avevamo fatto l'occupazione delle case: via Tibaldi. Volantinaggi, propaganda, autogestione, io stavo meglio così.
Il 2 giugno di quell'anno ero andata a volantinare a Cusano Milanino, poi ero finita con la bici per terra in un rocambolesco volo agganciata alla ruota dell' 84, poi a casa e poi con una mia amica in moto in via Tibaldi. Non si poteva andare  in 2 in moto, agli incroci saltavo giù e me li facevo di corsa a piedi. Poi via Tibaldi: una lunga manifestazione con gli sfrattati, con i senza casa, quelli che avevano occupato le case nuove e il cantiere. Erano morti 3 bambini nel cantiere.
Quella giornata finì che mi feci kilometri a piedi. Però ci credevo.
Andò a finire che stetti male e persi l'anno perchè non riuscii a fare le ultime interrogazioni.

Poi una estate da fuori di testa, e l'anno dopo il corso di recupero all'unione Professori di via Torino. E ancora lotte. E finì che andò tutto storto e papà si arrabbio e mi disse così.

E così andai a lavorare.
Prima alla Motta, straordinaria, per il Natale. Poi in una ditta che vendeva bigodini porta a porta. Il primo mese andò benissimo, ma ero accompagnata da una esperta. Il secondo mese mi fecero guidare il pulmino, e mi assegnarono una zona di case popolari, di case di ringhiera. Eravamo nel 1972. Chi vuoi che compri bigodini elettrici se neppure ha i soldi per comprare da mangiare?

Mi organizzai che prendevo gli appuntamenti la mattina e il pomeriggio passavo a fare la messa in piega alle signore, tutto gratis. Ma ero contentissima di fare così.

E finito quel mese disgraziato avevo fatto almeno 50 messe in piega gratis, senza vendere nulla. Costavano allora 80 mila lire i bigodini elettrici, una esagerazione.

Poi mi chiamarono in Sip, grazie a Dio. Il primo stipendio fu di 110 mila lire. Ma fu una gran delusione l'ambiente. Io pensavo che il lavoro fosse diverso, in Sip ai Servizi d'Utenza, era come stare in portineria, in più a noi ragazze ventenni o meno, davano i turni peggiori, soprattutto gli spezzati, che ti portavano fuori tutta la giornata dalle 8 di mattina alle 8 di sera con 3-4 ore di pausa.

Finì che decisi di  fare i turni serali, dalle 15 alle 22. Ma la mattina era libera, così tentai per la terza volta di terminare il Liceo Scientifico.

E andò tutto bene, fino al giorno che mi rubarono la mia 500 blu. E allora non fu più possibile andare a scuola e poi al lavoro, Scelsi per forza il lavoro.

Ma ricordo il periodo dei bigodini e mi viene in mente soprattutto in questo periodo elettorale,




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